Campi rom, via al censimento: cosa dice la circolare di Salvini ai prefetti

Il ministro dell’Interno ha chiesto una «relazione sulla presenza di insediamenti rom, sinti e camminanti» entro due settimane. L’obiettivo è quello di avere un quadro chiaro sui campi abusivi «per predisporre un piano di sgomberi»

Era annunciata per ieri, arriva oggi: il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha firmato una circolare a tutti i prefetti per chiedere una relazione sulla presenza di insediamenti rom, sinti e caminanti. L’obiettivo, spiega il Viminale, «è verificare la presenza di realtà abusive per predisporre un piano di sgomberi». Il ministero «si aspetta di avere il quadro definito della situazione entro due settimane».


L’idea del censimento – qui il testo integrale della circolare diffuso oggi, martedì 16 luglio – era stata annunciata dal vicepremier leghista già un anno fa e aveva scatenato numerose polemiche e dubbi di costituzionalità trattandosi di una schedatura su base etnica. Ora la circolare, il giorno dopo un altro sgombero, quello dei 340 occupanti – di cui 80 bambini – di un’ex scuola nel quartiere di Primavalle a Roma.


La circolare

La circolare del Viminale cita prima di tutto il caso di Lamezia Terme: nei giorni scorsi: un’enorme fumata nera si è alzata dalla baraccopoli più grande del Mezzogiorno, il campo rom di Scordovillo, vicino all’ospedale e al commissariato. Un incendio che «ha posto l’esigenza di una specifica attenzione sulle significative situazioni di illegalità e di degrado che si registrano negli insediamenti in oggetto» – si legge nella circolare – e che «spesso configurano un concreto pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica».

Insediamenti «eterogenei», accomunati, per il Viminale, dal fatto di essere «sorti in maniera illegittima» e di essere «insalubri» a causa dell’«assenza di allacciamenti alle reti di servizi primari» e della «carenza di adeguate strutture igieniche», tra «materiali sversati illecitamente» che «generano un elevato rischio di incendi o roghi tossici, anche dolosi, esponendo chi abita nelle vicinanze e gli stessi occupanti a concreti rischi per l’incolumità e la salute».

Il Viminale ricorda la presenza, nei campi, di «numerosi minori, maggiormente esposti al rischio di abuso e sfruttamento e spesso non inseriti nel circuito scolastico». Per tutte queste ragioni, secondo Matteo Salvini, «si rende urgente l’attivazione di un più strutturato sistema di ricognizione» degli insediamenti e di un «successivo monitoraggio per seguire l’evoluzione delle singole situazioni».

Le amministrazioni locali, scrive ancora il Viminale, hanno adottato diversi provvedimenti, soprattutto negli ultimi tempi, per «sgomberare le aree abusivamente occupate», si legge ancora nella circolare. Nonché per bonificare le aree in questione. «Buone prassi» che però, per il ministero degli Interni, non sono sufficienti.

In una foto d’archivio il campo rom di Giugliano in Campania (Napoli), 5 giugno 2019. ANSA/Ciro Fusco

Gli sgomberi

Ma soprattutto, conclude la circolare, ricognizione e monitoraggio serviranno al «superamento delle situazioni di degrado» e al «ripristino delle condizioni di legalità» con il «progressivo sgombero delle aree abusivamente occupate». Per il destino di queste persone, la circolare assicura l’attivazione di «positive dinamiche di ricollocamento degli interessati». La cui responsabilità, si ricorda, è delle amministrazioni locali.

La circolare si conclude con la «necessaria verifica delle condizioni di regolarità di ingresso e permanenza sul territorio nazionale di eventuali stranieri» nei campi da sgomberare.

Il campo Rom a Giugliano (Napoli) ridotto a pantano insalubre, segnalato padre Alex Zanotelli che chiede una soluzione più sicura per 1.400 ospiti dell’insediamento molti dei quali bambini, 15 febbraio 2019. ANSA/Padre Alex Zanotelli

Rom, sinti e caminanti in Italia

La presenza in Italia di rom, sinti e caminanti è stata stimata dal Consiglio d’Europa nel 2017 in una forbice molto ampia compresa tra le 120mila e i 180mila persone, di cui la metà ha cittadinanza italiana: tra le percentuali più basse nel continente europeo. A vivere nei campi sarebbero in 26mila, ovvero lo 0,04% della popolazione italiana.

Secondo il Rapporto annuale 2017 dell’Associazione 21 luglio (Onlus attiva nella lotta alle discriminazioni) «l’Italia è denominata in Europa “il Paese dei campi” perché la nazione maggiormente impegnata nell’ultimo ventennio nella progettazione, costruzione e gestione di aree all’aperto dove segregare su base etnica le comunità rom».

Associazione 21 luglio: «Profonda preoccupazione»

Sulla circolare del Viminale, l’Associazione 21 luglio esprime «profonda preoccupazione»: «spiana la strada a una nuova ‘emergenza nomadi’». L’oggetto della circolare «delimita le azioni imposte soltanto agli insediamenti abitati da rom, sinti e caminanti: ciò rappresenta un’adozione di misura avente carattere chiaramente discriminatorio nei confronti di queste comunità, visto che non interessa, ad esempio, insediamenti formali o informali abitati da persone non riconducibili a tali etnie».

Per l’associazione la circolare «richiama in maniera netta l”emergenza nomadi’ ordinata da Silvio Berlusconi nel maggio del 2008, all’epoca presidente del Consiglio». La finalità ultima della circolare «è infatti quella di poter consentire l’esecuzione di sgomberi di insediamenti rom, attraverso ‘l’adozione di specifici provvedimenti contingibili e urgenti’. Una similitudine del linguaggio utilizzato nella circolare con il ‘vecchio provvedimento del 2008, la si evince anche nel linguaggio utilizzato nel testo con richiami espliciti al ‘pericolo della salute pubblica’, alla ‘sicurezza’, o fatti tali da legittimare ‘allarme sociale e l’adozione di misure finalizzate alla riaffermazione della legalità’». Insomma, per l’Associazione 21 luglio «i fatti degli ultimi mesi e soprattutto la circolare odierna, stanno preparando il terreno ad una situazione emergenziale che conclude – già nel 2011 era stata dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato».

In copertina In una foto d’archivio il campo rom di Giugliano in Campania (Napoli), 5 giugno 2019. ANSA/Ciro Fusco

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