Autonomie, Conte rassicura su un patto senza l’istruzione. Ma Zaia non ci sta

di OPEN

I governatori del Veneto e della Lombardia si oppongono al “compromesso grillino” sulle autonomie

Il nodo sull’autonomia non è ancora stato sciolto definitivamente, ma dal vertice del 19 luglio Giuseppe Conte rassicura che sono stati fatti «significativi passi avanti» per l’accordo Stato-Regioni. Ma nonostante le parole del premier, il presidente del Veneto Luca Zaia non sembra volersi rassegnare al compromesso, puntando il dito contro la «politica del gambero».


Il compromesso, per i leghisti, ci sarebbe eccome, visto che il passo indietro principale si giocherebbe attorno all’istruzione e alla possibilità delle Regioni di assumere di proprio polso i docenti. «Non possiamo pensare che l’Autonomia differenziata significhi frammentare questo modello (d’istruzione, ndR)», aveva spiegato il premier, sottolineando che «probabilmente i governatori interessati non avranno tutto quello che hanno chiesto».


Il paletto della scuola era stato fissato dalla parte grillina del governo, in particolare da Luigi Di Maio e la ministra per il Sud Barbara Lezzi, per i quali il sistema di istruzione deve rimanere unitario e le Regioni non possono assumersi dei ruoli in materia spettanti allo Stato. «Ritengo che i grillini abbiano venduto la pelle dell’orso prima di averlo catturato», ha commentato Zaia davanti a un accordo che sembra camminare sulla linea tracciata dai 5Stelle.

Zaia: «Non tutti i ministri sono d’accordo con le condizioni»

«Ho dei dubbi sul fatto che all’interno del Consiglio dei Ministri siano tutti d’accordo su quello che si sta decidendo, per cui non comprendo tutti questi festeggiamenti che qualcuno sta facendo», ha detto Zaia riferendosi alle parole fiduciose di Conte.

Anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha preso le distanze dalle parole del premier. «Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dell’esito del vertice di oggi sull’Autonomia. Abbiamo perso un anno in chiacchiere. Aspettiamo di vedere il testo definitivo, ma se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l’intesa».

«Il Presidente del Consiglio – ha aggiunto Zaia – può dire quello che vuole, parla dell’attività del Consiglio dei Ministri ma di certo non delle nostre volontà. In questo momento sta tentando di fare una bozza da proporci per il contratto da firmare. Diremo noi se ci va bene o no».

«Basito davanti all’ennesimo rinvio»

«Resto basito davanti all’ennesimo rinvio», ha aggiunto il governatore del Veneto, definendo le intenzioni mediatrici di Conte come un «refrain ormai stucchevole». «Pensavo che il Presidente del Consiglio fosse così autorevole da chiudere la partita, ma non ho ancora ben capito se l’autorevolezza serva a chiudere o invece a prolungare indefinitamente l’approvazione dell’intesa sull’autonomia differenziata».

«Noi veneti ne abbiamo le tasche piene di tutta questa storia», ha continuato. «Sono trascorsi 636 giorni dal referendum, più di un anno dalla formazione di questo governo: ricordo che non c’è neppure l’alibi di dire che le Regioni non abbiano fatto il lavoro che spettava loro. Di fronte a tutto questo non posso non affermare che questa è una autentica presa in giro e che Conte non può prestarsi a procrastinare ancora».

«Salvini ha una pazienza olimpica»

Secondo Zaia, la strategia di Conte sarebbe semplicemente quella di prendere tempo. «Matteo Salvini, l’ha già detto in più occasioni, ha una pazienza olimpica come si addice ad un leader, ma è pur vero che, di certo, noi non passeremo alla storia per aver legittimato un’agonia». Il vicepremier leghista non era presente all’incontro di oggi: l’ultima volta aveva lasciato il vertice in anticipo.

Secondo il presidente della Regione, «ci sono tutti i presupposti per fare e lavorare: penso che nessuno voglia buttare alle ortiche questa esperienza. Però, per evitare gli sprechi, bisogna recuperare tutto il tempo perso e l’autonomia è il banco di prova ideale che, ricordo, è stata votata da oltre 2 milioni di veneti con il sostegno del M5S. La mano destra – conclude – non può smentire quella sinistra».

Nel prossimo vertice, in programma probabilmente per lunedì 22, i ministri tratteranno i temi delle risorse finanziarie e delle soprintendenze.

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