Salvini riprende la battaglia su Bibbiano e va in visita al Comune

La competizione comunicativa fra Lega e M5S sulla vicenda in cui nel mirino è il Pd

Il ministro dell’Interno sembra intenzionato a tirare avanti sul caso Siri e giocare di contrattacco. L’obiettivo polemico del vicepremier leghista si sposta quindi dai 5 Stelle al Pd, su un tema che sembra contendere proprio agli alleati di governo: l’attacco frontale al Partito Democratico per il coinvolgimento di alcuni suoi esponenti nella vicenda di Bibbiano.


Scrive sui suoi social network il leader della Lega: «Buongiorno Amici. Oggi sarò a Bibbiano per confermare il mio impegno, da papà e da ministro, in difesa di chi non si può difendere: giù le mani dai bambini!» L’annuncio è accompagnato da una card che ritrae lo stesso Salvini, sullo sfondo di un tricolore.


L’inchiesta di Bibbiano è da giorni uno degli argomenti più utilizzati dai canali sociali del ministro dell’Interno. Soltanto due giorni fa Salvini aveva twittato: «Nel silenzio di tanti giornali e tg, la VERGOGNA dei bimbi strappati alle famiglie urla vendetta. Onore a Nek e a Laura Pausini, chi tace su #Bibbiano è complice!». Il riferimento, alle parole dei due cantanti che avevano chiesto chiarezza sul caso.

https://twitter.com/matteosalvinimi/status/1152952646753554432

A riprova di quanto Salvini tenga dal punto di vista comunicativo alla vicenda è che il tweet fissato in alto sul profilo del vicepremier, cioè quello che rimane come primo visibile anche se meno recente, sia quello in cui è proposta la testimonianza di un genitore «che otto anni fa si è visto strappare sua figlia, senza motivo».

Come si diceva, il caso di Bibbiano, per la Lega, è terreno di scontro con il Partito Democratico, ma è anche una battaglia comunicativa con il Movimento 5 Stelle nel ruolo di anti-Pd: nei giorni scorsi Luigi Di Maio aveva dichiarato: «Io col Pd non ci voglio avere nulla a che fare, con il partito di Bibbiano che toglieva i bambini alle famiglie con l’elettroshock per venderseli non voglio averci nulla a che fare».

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