Crisi di governo, i parlamentari M5s aprono a governo con Pd (ma senza Renzi)

I pentastellati chiedono le dimissioni del ministro dell’Interno e il taglio dei parlamentari prima del voto

Si infiamma lo scontro a distanza tra il M5S e la Lega in vista della riunione dei capigruppo al Senato. L’attacco più duro è dal leader del M5S, fino a pochi giorni alleato di Salvini. «Dopo la discussione sulla mozione di Conte, se passa o non passa la sfiducia, mi aspetto le dimissioni di Salvini e degli altri ministri della Lega», ha detto Luigi Di Maio nel suo discorso nell’assemblea dei parlamentari del M5S di oggi 12 agosto, conclusasi alle 14:30.


Ora il Movimento attende l’evolversi della situazione della crisi, e non c’è ancora l’avallo da parte dei vertici pentastellati su una linea da portare avanti riguardo alla strategia futura. Certo è che – riferiscono alcuni parlamentari che hanno partecipato all’assemblea – al momento prevale la linea del confronto aperto ma più che per un esecutivo di transizione su un esecutivo di largo respiro. E l’assemblea si chiude con un largo consenso intorno alla proposta di continuare la legislatura.


Il resoconto dell’assemblea: legislatura avanti, ma senza Renzi

Applausi all’operato di Giuseppe Conte per come ha svolto il ruolo di premier e sguardo rivolto alle mosse del Capo dello Stato Mattarella. Sulle grandi decisioni, Di Maio non ha scoperto le carte: ha invitato i suoi a restare nelle vicinanze anche nei prossimi giorni e ha sottolineato come dopo la discussione sulla mozione contro Conte sarà il presidente della Repubblica a decidere il percorso.

Nel frattempo emerge come in tanti non intendano andare al voto, sottolineando la necessità di proseguire il dialogo con le forze che non vogliono le elezioni anticipate: un governo di legislatura sì, ma senza contrattare con Matteo Renzi. Una visione portata avanti, tra gli altri, dal presidente della commissione istruzione e cultura Luigi Gallo, considerato un esponente di prima linea dell’area che fa capo a Roberto Fico.

Sulla stessa linea si sussegue la gran parte degli interventi nelle oltre 4 ore di riunione alla Camera. Diversi interventi hanno sottolineato la necessità di non assecondare la posizione di Renzi, descritto peraltro come «un avvoltoio» negli stessi minuti da Beppe Grillo sul blog.

È apparsa isolata, invece, la posizione di chi come Stefano Buffagni, Paola Taverna, Alfonso Bonafede e Manlio Di Stefano, chiede di valutare l’approvazione del taglio dei parlamentari con il sostegno più largo possibile e poi di tornare a votare. Il grosso della corposa pattuglia parlamentare M5s è favorevole non a un governo di scopo come quello ipotizzato da Matteo Renzi ma a un esecutivo di lunga durata.

A parte la comune determinazione sul taglio del numero dei parlamentari i M5s scelgono di attendere che sia Sergio Mattarella a delineare gli sviluppi, ivi compresi modi e tempi. Nel dibattito non si è parlato delle deroghe al secondo mandato, ed è stata proprio la vicepresidente di palazzo Madama a sottolineare come in molti sono in teoria incandidabili. Probabilmente nei prossimi giorni potrebbe esserci un voto sul doppio mandato sulla piattaforma Rousseau.

Le critiche a Salvini

«Matteo Salvini non ha tradito il Movimento o Conte, ma milioni di italiani a cui per 14 mesi aveva detto che non guardava sondaggi. Ha tradito il contratto di governo per i suoi interessi», ha detto ancora Di Maio.

«Si fa chiamare capitano ma ha abbandonato la nave nel momento del coraggio», continua Di Maio, che non risparmia critiche al leader del Carroccio.

Per quanto riguarda il piano di un’alleanza nel centrodestra: «Abbiamo dato speranza a questo Paese, un’opportunità alla Lega di poter cambiare. Salvini ha deciso di tornare all’ovile. Noi gli facciamo gli auguri, buon ritorno a casa e buon ritorno ad Arcore», così Di Maio parla dell’incontro tra il ministro dell’Interno e Berlusconi.

«Salvini agli italiani ha detto ‘state sereni’ – continua Di Maio – pagherà un caro prezzo per come ha tradito il Paese».

Il vicepremier pentastellato manda un messaggio chiaro alla Lega: «Faccia dimettere i suoi ministri da questo Governo» e ribadisce il suo appoggio a Giuseppe Conte: «Ha il diritto di presentarsi alle Camere per dire quello che abbiamo fatto, quello che potevamo fare e che non faremo. Ci devono guardare negli occhi».

L’affondo sulla Flat Tax e le battaglie del Movimento

«Un dei motivi della crisi è la Flat tax», ha detto il capo politico del Movimento nel corso dell’assemblea. «La Lega ha preso in giro gli italiani ma non sapeva come farla e ha fatto cadere il governo anche per questo».

«La Lega non aveva un piano ed è scappata davanti alle responsabilità. Stavamo ancora aspettando le coperture che non sono mai arrivate», insiste Di Maio.

«Abbiamo sempre lavorato anche nelle ultime ore. Il M5s ha sempre lavorato e io sto provando adesso a far pubblicare il decreto rider in gazzetta ufficiale almeno per tutelare quei ragazzi che aspettano ancora tutele», ha chiarito Di Maio sui prossimi passi del movimento.

Sulla crisi di governo e le future alleanza interviene Di Stefano: «Non mi interessa cosa sia fattibile con il Pd, mi interessa la proposta di Di Maio per tagliare il numero dei parlamentari, sapendo che i tempi per andare al voto li detta Mattarella».

«La manovra va fatta e bene. Noi non siamo nell’ottica di niente: l’unica cosa da fare prima del voto è il taglio dei parlamentari», continua il sottosegretario agli Esteri del M5S.

«Abbiamo speso molto tempo, un anno di lavoro per arrivare alla quarta lettura – dice il deputato Riccardo Fraccaro – c’è sempre una scusa per non farlo, facciamolo e poi andiamo al voto».

Torna calda anche la questione del secondo mandato dopo l’approvazione degli attivisti grillini del “mandato zero” per i consiglieri comunali: «Della questione del doppio mandato ne parliamo oggi in assemblea: per me ci sono nel Movimento figure fondamentali che ci debbono continuare a dare una mano», ha detto arrivando a Montecitorio il deputato M5s Michele Sodano.

Bonafede contro la Lega

Sui rapporti con la Lega parla anche il ministro della giustizia Bonafede attaccato negli ultimi giorni proprio dall’ex alleato di governo sulla riforma della Giustizia: «Non abbiamo detto di sì a tutte le posizioni della Lega. Credo che su dieci provvedimenti nove siano dei cinque stelle e uno della Lega. Non rinnego quanto abbiamo fatto. Il lavoro è stato prevalentemente fatto dal Movimento cinque stelle».

Più decisi invece i toni del pentastellato Carlo Sibilla: «È incomprensibile che dicano che non c’è più una maggioranza e siano ancora attaccati alle poltrone. Se sono coerenti si devono dimettere».

Gli fa eco Buffagni che attacca il Carroccio: «Voglio capire perchè Salvini ha messo al primo posto la lega e i suoi interessi piuttosto che il Paese».

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