Brexit, Johnson a pugno duro. Pronto a espellere i conservatori “dissidenti”

Sono circa una ventina di deputati e sarebbero pronti a votare contro il Governo per bloccare un “no deal Brexit”

Se non era chiaro prima che Boris Johnson fosse disposto a usare le “maniere forti” per portare a termine la Brexit a tutti i costi, con o senza l’assenso del parlamento, con o senza un accordo, adesso dovrebbe esserlo. Dopo aver sospeso il parlamento per cinque settimane (riaprirà circa due settimane prima della data decisa per la Brexit) in un nuova mossa, BoJo si starebbe preparando a espellere dal partito una trentina di deputati “ribelli”. A rivelarlo è David Gauke, l’ex segretario di Stato per la Giustizia nel Governo di Theresa May, secondo cui circa una ventina di deputati conservatori sarebbero pronti ad approvare – con i liberal democratici e i laburisti – una legge che renda impossibile un’uscita del Regno Unito dall’Unione europea senza accordo (la famosa “no deal” Brexit), scatenando la furia di Johnson.


Tra loro c’è anche lo sfidante di Johnson per la leadership del partito nonché ex cancelliere dello scacchiere Philip Hammond. Non sarebbe la prima volta che membri del partito conservatore votano contro il Governo. Lo stesso Boris Johnson lo ha fatto, votando per ben due volte contro l’accordo raggiunto da Theresa May con l’Unione europea, contribuendo quindi allo stallo del parlamento sulla Brexit e alla caduta del Governo May. Nonostante questo c’è ancora chi, come Gauke, crede che Johnson miri alle elezioni anticipate, presumibilmente per assicurarsi un nuovo mandato e una maggioranza più ampia in parlamento per superare lo stallo sulla Brexit e garantirsi altri cinque anni a Downing Street.


Il documento sulla “no deal Brexit”

Mentre Johnson tira avanti e inneggia alla “no deal Brexit”, un rapporto del Governo datato 28 agosto, e arrivato al Guardian in una nuova fuga di documenti, rivela che tutte le criticità delle alternative al backstop. Con questo termine si intende il “piano b” per evitare il ritorno a un confine duro tra la Repubblica Irlandese (stato membro Ue) e l’Irlanda del Nord (parte del Regno Unito) con nuovi controlli alla dogana, ipotesi prevista nell’accordo di May ma rifiutata da Johnson.

Credits foto di copertina: Ansa

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