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Patuanelli, la minaccia alla vigilia del voto M5s: «Se Rousseau dice no, Conte deve prenderne atto»

02 Settembre 2019 - 11:29 Alessandro Parodi
Il nodo vicepremier ancora sul tavolo. Per il capogruppo del M5S al Senato «non si tratta di un vezzo» ma di una è «questione di assetto»

Mentre a Palazzo Chigi è in corso un vertice del Movimento 5 Stelle a Palazzo Chigi, il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, intervenendo a Radio Capital, intervistato nello Speciale Circo Massimo dal direttore Massimo Giannini, chiarisce come la nascita del governo giallorosso sia subordinata all’approvazione dei militanti attraverso il voto sulla piattaforma Rousseau.

Dichiara Patuanelli, uno dei tessitori, assieme all’omologio D’Uva capogruppo alla Camera, del programma di governo nella trattativa con il Pd: «La piattaforma è un mezzo che un movimento politico ha deciso di dotarsi per prendere le proprie decisioni, pari ad una direzione di partito. Se dovessero prevalere i no, il presidente del Consiglio dovrà sciogliere la riserva di conseguenza: in modo negativo. Non vedo alternativa».

La votazione si svolgerà domani dalle ore 9 alle ore 18. La posizione netta di Patuanelli sembra spostare l’asticella dalla parte del duo Di Maio-Casaleggio nella contrapposizione all’altra coppia Grillo-Conte: il fondatore del Movimento e il premier incaricato sono stati fono a oggi i principali sponsor della nascita del governo giallorosso (insieme a Matteo Renzi), mentre il ministro del Lavoro e il figlio di Gianroberto Casaleggio hanno rappresentato la linea più ostile all’accordo.

La linea della fermezza di Luigi Di Maio sembra tracciata su un suo ruolo di vicepremier nel secondo governo a guida Giuseppe Conte: punto su cui però il Pd sembra non voler cedere, considerando lo stesso premier come in quota 5 Stelle e pretendendo quindi il ruolo di vice solo per un esponente dem.

Sul punto è lo stesso Patuanelli a precisare che «ci sono confronti in atto» e che «non si tratta di un vezzo» ma di una è «questione di assetto, di come due forze politiche si interfacciano con il presidente del Consiglio».

«Siamo due forze che si sono per lungo tempo contrastate – continua Patuanelli – non è un problema di poltrone. Preferiremmo due vice premier ma non è certo una questione per cui non si procederà. Credo che ci siano buone possibilità che il dialogo di questi giorni porti ad un risultato positivo».

Intanto il Partito Democratico riunisce la sua cabina di regia alle 13 al Nazareno: presenti, oltre al segretario Zingaretti, il presidente Paolo Gentiloni, i vicesegretari Andrea Orlando e Paola De Micheli, i capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio, le vicepresidenti Anna Ascani e Debora Serracchiani e il tesoriere Luigi Zanda.

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