Caos in Siria, bombe turche sui villaggi curdi: 60 mila civili in fuga. Dagli Usa proposta per sanzioni contro Erdogan

La Turchia ha dichiarato di aver ucciso «174 terroristi tra membri dello YPG e del PKK»

Decine di migliaia di civili stanno lasciando le loro case, mentre continua l’attacco che la Turchia sta sferrando contro le forze curde in Siria. Dai due lati del confine, già 60 mila persone sono fuggite terrorizzate su furgoncini strapiene o addirittura a piedi dopo che per il secondo giorno consecutivo il Presidente Recep Tayip Ergogan ha ordinato raid aerei e attacchi via terra contro le milizie curde di protezione popolare (YPG) che erano state decisive nella lotta contro l’Isis.


Un primo soldato turco è morto nel corso dell’offensiva turca a nord della Siria, come ha confermato il ministero della Difesa di Ankara. Il soldato è rimasto ucciso durante gli scontri con le milizie curde: «Un nostro fratello d’armi è morto da martire giovedì 10 ottobre – scrivono dal ministero turco – nel corso di uno scontro con i terroristi del Ypg nella zona dell’operazione Fronte di pace».


L’attacco turco alle milizie curde è stato giustificato da Erdogan con i legami che queste intratterrebbero con il PKK, il Partito dei Lavoratori Curdi. Erdogan ha affermato il 10 ottobre di aver ucciso «174 terroristi tra membri dello YPG e del PKK». Secondo il Rojava Information Center, un’associazione di attivisti, sono stati uccisi anche 11 civili, lato curdo.

Le milizie curde intanto hanno sospeso le decine di operazioni antiterroristiche contro l’Isis che conducevano quotidianamente, alcune in collaborazione con la comunità internazionale. Ma hanno anche risposto con razzi su alcune città turche situate a ridosso del confine, uccidendo quattro persone tra cui un bimbo piccolo.

Secondo fonti curdo-siriane citate da Repubblica, la Turchia avrebbe bombardato anche un carcere in cui sono rinchiusi dei combattenti dell’Isis provenienti da più di 60 Paesi. Secondo lo YPG, l’attacco al carcere di Chirkin, nella zona di Qamishli, sarebbe chiaramente volto a favorire la fuga dei miliziani dell’organizzazione terroristica.

Intanto dall’America arrivano critiche alla posizione adottata dal Presidente Donald Trump anche da parte degli stessi repubblicani. La deputata Liz Cheney (figlia dell‘ex vicepresidente Dick Cheney) si è unita giovedì al coro di coloro che ritengono che la Turchia «debba essere sottoposta a serie conseguenze per il suo attacco spietato contro i nostri alleati curdi».

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