Guerra ai curdi, gli Usa contro la Turchia: «Fermate l’operazione»

Il portavoce del Pentagono, Jonathan Hoffman, ha chiarito che Washington si oppone all’incursione

Gli Stati Uniti fanno marcia indietro e condannano l’operazione militare turca. Il Pentagono ha definito l’incursione militare della Turchia in Siria una minaccia ai progressi nella lotta contro il gruppo dello Stato Islamico e una potenziale minaccia alle truppe americane lì.


In una dichiarazione scritta venerdì, il portavoce capo del Pentagono, Jonathan Hoffman, ha affermato che in una telefonata giovedì con il suo omologo turco, il segretario alla Difesa Mark Esper ha chiarito che gli Stati Uniti si oppongono all’incursione.


Poco prima dell’inizio degli attacchi, il Pentagono aveva chiarito di non avallare l’assalto turco. Hoffman ha riferito che Esper ha detto alla sua controparte che le azioni militari «mettono a rischio» i progressi compiuti per sconfiggere gli estremisti, ed Esper ha esortato la Turchia a fermare la sua incursione.

Le indecisioni di Trump

E così, dopo i primi segnali contrastanti arrivati dal presidente americano Donald Trump, il Pentagono ha preso posizione sulle azioni turche nel nord della Siria. L’annuncio di Trump era però arrivato in maniera non del tutto inattesa.

Le avvisaglie erano state molte, una su tutte quella lanciata dal presidente Erdogan che aveva avvertito gli alleati della Nato che la scadenza ultima per garantire una «zona sicura» al confine tra Turchia e Siria sarebbe stata a fine settembre.

Washington verso un disimpegno dalla Regione?

Una mossa, quella di Trump, che fa presagire che il presidente sia già entrato nella campagna presidenziale per il 2020. Già nel 2016 il futuro capo della Casa Bianca aveva promesso: «Our boys, our young women, our men. They’re all coming back», «i nostri ragazzi, le nostre donne, i nostri uomini. Torneranno tutti a casa».

Promesse mantenute solo a metà. Prima l’annuncio a dicembre 2018 del ritiro delle truppe americane dalla Siria, poi i continui ripensamenti. A giugno, Donald Trump, nel tentativo di dar seguito alla sua promessa di un progressivo disimpegno dal Medio Oriente aveva licenziato chi quell’impegno l’aveva avallato per anni, John Bolton, il consigliere alla sicurezza nazionale, falco dell’amministrazione Trump e fautore delle politiche di massima pressione e massimo intervento sia contro l’Iran che nel resto della regione.

La lotta all’Isis

Ma dal Medio Oriente non si esce facilmente, soprattutto dopo che gli Stati Uniti si erano affidati alle truppe curde delle Ypg per guidare la coalizione delle forze democratiche siriane nella lotta all’Isis. Trump ha provato ad aggiustare il tiro minacciando su Twitter ritorsioni contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan se le sue azioni in Siria non fossero state proporzionate.

Ora è arrivato il Pentagono a chiarire, quantomeno, la posizione di Washington dopo i continui scivoloni del presidente Trump, ribadendo come l’attacco turco metta in pericolo la lotta all’Isis e all’estremismo islamico nella regione.

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