Sondaggio, il patto Pd-M5s può sbancare le regionali: al centrodestra resta solo il Veneto

Al centrodestra, di certo, resterebbe solo il Veneto, con la riconferma del leghista Zaia nella primavera del 2020

Insieme per risalire. «Proviamo a trasformare in alleanza l’accordo Pd-M5s», dice Nicola Zingaretti rivolgendosi agli alleati di governo del Movimento 5 Stelle. Dopo l’Umbria, forse la Calabria, l’Emilia Romagna chissà. E i due partiti potrebbero davvero valutare di replicare l’alleanza di governo a livello regionale, per prendere in pochi mesi, fino alla primavera dell’anno prossimo, ben nove regioni che andranno alle elezioni e arrestare l’avanzata del centrodestra.


Certo, il risultato dipenderà anche da come andrà il primo test in Umbria, dove le elezioni del prossimo 27 ottobre. Ma è altrettanto certo che l’avanzata delle forze di centrodestra va, in ottica giallo-rossa, fermata. E non è un’ipotesi peregrina: lo dimostra Il Fatto Quotidiano, numeri alla mano regione per regione.


Umbria

In ordine cronologico, si comincia dall’Umbria. Dove tutti i sondaggi parlano, per il momento, di un testa a testa con un lieve vantaggio tra la candidata del centrodestra, Donatella Tesei, e quello Pd-M5S Vincenzo Bianconi. Noto, Swg e YouTrend parlano di un margine per la leghista di quattro punti, decimale più, decimale meno. Ixé, dal canto suo, registra per il post Catiuscia Marini una percentuale di incerti pari al 43%: la traduzione sarebbe un testa a testa tra Tesei e Bianconi.

Calabria

Qui si vota tra novembre e gennaio e la porta, per un’alleanza dem-grillini, è ancora aperta la porta è ancora aperta. Il 7 ottobre, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio si sono incontrati per parlare proprio delle regionali in Umbria e di quelle in Calabria. Franceschini ci sta, tra i 5 Stelle non mancano le perplessità. Mentre sui candidati anche il centrodestra sta ancora cercando certezze, secondo FQ, GPF Inspiring Research parla di un 28,2% di intenzioni di voto per il centrodestra che scende a 18,7% per la coppia Pd-M5S. Ma gli indecisi sono tanti: il 53%.

Emilia-Romagna

L’appuntamento è per il 26 gennaio, le decisioni arriveranno con il risultato dell’Umbria alla mano. Il Pd vuole riconfermare il presidente della Regione, Stefano Bonaccini. I grillini non sono convinti, ma sanno che il governatore ha chance concrete e consenso. Secondo la Dire, scrive ancora FQ, un sondaggio interno al Pd il centrosinistra avanti è in testa con il 44,5%, con il centrodestra al 43,6. I 5 Stelle avrebbero un decisivo 8,5%.

In primavera

Protagoniste Liguria, Toscana, Campania, Marche e Veneto. In Toscana l’alleanza giallorossa potrebbe davvero fare la differenza sul risultato finale, in Campania sarebbe certamente favorita (anche se in bilico c’è il destino del governatore Vincenzo De Luca). In Puglia, scrive Il Fatto, Michele Emiliano continua a ripetere di avere il “dovere” di ricandidarsi. Solo che l’amore di un tempo con i grillini oggi è finito, e chissà che anche qui non ci sia un nodo candidato da sciogliere. In Liguria e nelle Marche il centrodestra potrebbe effettivamente scommettere: ma nel primo caso l’equilibrio è in bilico a causa delle nuove avventure politiche dell’attuale presidente Giovanni Toti dopo il divorzio da Forza Italia. Nel secondo caso il centrodestra è in vantaggio, ma l’alleanza Pd-5Stelle potrebbe proporre candidature in grado di competere. Infine il Veneto: appare – e senza sorprese – l’unica regione in cui il centrodestra è in netto vantaggio. La legge regionale permette al leghista Luca Zaia di correre per la terza volta.

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