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Coronavirus, preside del Volta di Milano agli studenti: «Fate una vita normale»

26 Febbraio 2020 - 17:39 Redazione
Domenico Squillace, nella missiva ai ragazzi, scrive: «Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l'avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l'imbarbarimento del vivere civile»

Il preside del liceo scientifico milanese Volta, Domenico Squillace, ha scritto una lettera aperta agli studenti, costretti a saltare le lezioni dall’emergenza Coronavirus. L’attacco dall’incipit del capitolo 31 de I promessi sposi sulla peste del 1630: «La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia».

«Dentro quelle pagine c’è già tutto – scrive il preside -, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria».

«Rispetto e mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni – afferma Squillace -, quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale», senza assalti a supermercati e farmacie.

«Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa», scrive Squillace agli studenti. «Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile».

«Ci sono dirigenti e docenti che, anche in questi momenti difficili, non smettono nemmeno un secondo di amare i loro alunni e continuano a fare il loro lavoro di educatori anche a distanza», ha commentato la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani rilanciando la lettera su Facebook.

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