Coronavirus, a Prato la comunità cinese è in autoquarantena e registra zero contagi

Quella di Prato è la comunità cinese più numerosa di Italia. Da settimane ha optato per la quarantena volontaria, l’autoisolamento e il controllo reciproco

Autodisciplina e stoicismo da vendere per la comunità cinese più grande d’Italia, quella di Prato in Toscana, che da settimane, e cioè da ben prima che il premier Conte varasse i decreti per il contenimento della pandemia da Coronavirus, ha optato per la quarantena volontaria, l’autoisolamento e il controllo reciproco. Il risultato? Scientifico: zero contagi da Covid-19.


Sono partiti dalla fascia più debole, quella dei bambini, tenendoli a casa da scuole e asili. La comunità cinese in Italia chiedeva una chiusura delle strutture educative già da tempo. «Abbiamo osservato con preoccupazione il mancato rispetto delle regole nelle zone rosse», spiega al Fatto Quotidiano Marco Wong, consigliere comunale di Prato, «le persone cinesi, alcune di loro già alla terza o alla quarta quarantena, sono spaventate dagli episodi di mancanza di responsabilità, come le fughe dal nord Italia oppure le persone che sono andate a sciare nel fine settimana o che hanno affollato i bar. Non capiamo perché il virus sia stato preso così alla leggera. Nella comunità cinese prevale il senso di compattezza sociale e di autocontrollo per la tutela della salute della comunità».


«Adesso, la comunità cinese è spaventata dalla situazione in Italia», conclude Wong, «alcune persone stanno iniziando a tornare in Cina, dove l’emergenza sta rientrando, andando incontro a un’ulteriore quarantena all’arrivo». A Wuhan, focolaio del contagio, è stato appena chiuso l’ultimo ospedale allestito per l’emergenza.

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