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Coronavirus, lo scontro tra medici sul farmaco anti-artrite. Ascierto: «Hanno sperimentato il protocollo senza dirlo a nessuno?»

18 Marzo 2020 - 15:28 Redazione
Scontro Napoli-Milano sul protocollo per la cura del virus con il farmaco anti-artrite. Galli del Sacco: «Non esageriamo a fare provincialismi di varia natura»

Parallelamente all’emergenza Coronavirus va in scena uno scontro fra medici sul farmaco anti-artrite Tocilizumab, che avrebbe dato risultati positivi su alcuni pazienti affetti da Covid-19 e su cui l’Aifa, l’Azienda Italiana del Farmaco, ha avviato le sperimentazioni per lo specifico utilizzo per contrastare l’epidemia.

https://www.facebook.com/52329465422/posts/10156980614420423/

Il dottor Paolo Ascierto del Pascale di Napoli, coordinatore del team che ha il merito di aver messo a punto il protocollo di utilizzo del Tocilizumab, attacca chi mette in dubbio la primogenitura della sperimentazione con un post su Facebook direttamente dalla pagina dell’Istituto Nazionale Tumori dell’istituto partenopeo.

Scrive il medico: «Non ci risulta che qualcuno lo stesse facendo in contemporanea e saperlo ci avrebbe peraltro aiutato. In questa fase, non è importante il primato. Quello che abbiamo fatto è comunicarlo a tutti affinché TUTTI fossero in grado di poterlo utilizzare, in un momento di grande difficoltà. Non solo. Grazie alla grande professionalità del dr. Franco Perrone del Pascale, in pochi giorni siamo stati in grado di scrivere una bozza di protocollo per AIFA che ha avuto un riscontro positivo».

https://www.facebook.com/istitutotumoripascale/posts/739688949771125

Il riferimento pare essere alle parole del professor Massimo Galli, direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che, nel corso della puntata di Carta Bianca in onda su RaiTre, collegato anche Ascierto, ha obiettato: «Non facciamoci sempre riconoscere. Questa cosa viene da sperimentazioni in atto da diverso tempo in Cina. Abbiamo tra i vari centri delle zone più colpite ormai, credo, qualche centinaio di pazienti trattati in questo modo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, il primo a usare questa cosa in Italia è stato sicuramente il collega Rizzi a Bergamo nonostante le sue migliaia di casi affrontati nel suo ospedale. Accetto tutto, mi sta bene che si attribuiscano anche meriti, ma non facciamo quelli che non danno a Cesare quello che è di Cesare e ai cinesi quello che è dei cinesi».

Lo scambio fra i due medici è continuato con Asciero che ha replicato: «Ci deve dare atto che il protocollo che in questo momento c’è ed è un protocollo dove ha lavorato l’Istituto Tumori di Napoli». Galli è però rimasto sulle sue posizioni: «Sì, sì, per carità. Peccato che comunque lo stesso protocollo era già applicato da tempo in almeno 12 unità operative. Non esageriamo anche a fare provincialismi di varia natura, perché questo diventa intollerabile».

Il parere degli esperti:

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