Coronavirus, a Madrid l’ora più buia: un morto ogni 16 minuti negli ospedali. Dubbi sulle cifre ufficiali

Il contagio accelera vorticosamente. Secondo quanto riportato da El Pais, nella capitale i malati sarebbero 3 volte il numero ufficiale

Fino a due settimane fa i casi di Coronavirus in Spagna erano nell’ordine delle centinaia. Il weekend del 7-8 marzo La Liga, il campionato di calcio, era andata avanti come al solito e a Madrid gli stadi erano pieni. Adesso invece la capitale spagnola vive la sua ora più buia, sempre che il peggio non sia ancora dietro l’angolo, come ha pronosticato il premier Pedro Sanchez. I dati sono preoccupanti. Secondo il quotidiano spagnolo El Pais lunedì 16 marzo nella capitale erano 3.006 i pazienti ricoverati in 35 cliniche e ospedali. Il 13% ha richiesto un posto in terapia intensiva e 88 sono morti in 24 ore: un morto ogni 16 minuti.


I dubbi sul calcolo dei casi

Un dato che oltre ad essere sconcertante, apre una voragine nei dati ufficiali. Secondo il Ministero della Salute spagnola, lunedì ci sarebbero stati 4.871 casi di COVID-19 a Madrid, con un tasso di 72,4 infetti per 100mila abitanti. Ma con tremila persone ricoverate in ospedale soltanto nella capitale i numeri sono probabilmente molto più alti.


Secondo l’Oms infatti circa un paziente su cinque finisce per essere ricoverato in ospedale. Quindi tremila persone ricoverate dovrebbero corrispondere a circa 15mila pazienti. A questo numero andrebbero poi aggiunte le persone che stanno incubando il virus (in media il periodo di incubazione è di cinque giorni e per l’Oms solitamente ci vogliono sette giorni per sviluppare una condizione grave che richiede il ricovero). Insomma, probabilmente sono molte più di 4-5 mila.

Via ai nuovi test rapidi per scovare il numero più alto possibile di casi

Lo stesso potrebbe valere per l’intero Paese dove sono 17.395 i casi attualmente accertati. Metà circa di quelli registrati in Italia ma un numero comunque impressionante che fa della Spagna il quarto paese con più casi dopo la Cina, l’Italia e l’Iran. I contagi sono in crescita esponenziale e probabilmente continueranno ad aumentare con la progressione naturale dell’epidemia (il picco non pare essere imminente), ma anche con l’aumento nel numero dei controlli.

Eseguendo alla lettera le indicazioni dell’Oms il Governo ha avviato le procedure per far partire i test rapidi con l’idea di scovare il maggior numero di casi possibili e rintracciare i contatti avuti dalle persone contagiate e isolarli preventivamente. Nel frattempo, come in Italia, il sistema sanitario nazionale si sta preparando all’inevitabile onda d’urto reclutando altro personale sanitario anche tra i neo-laureati e i medici in pensione, per un totale di circa 50mila persone in più. Il Governo, dopo alcuni tentennamenti iniziali, ha superato l’Italia nella drasticità delle misure adottate, portando 280mila soldati dell’esercito nelle strade e vietando anche le passeggiate.

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