Coronavirus, anche 243 sindaci della provincia di Bergamo si appellano a Conte: «Fermiamo la tragedia, chiudiamo tutto»

«Al momento riteniamo che l’adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l’unica ed auspicabile soluzione per una tragedia che sembra oggi, che i contagi aumentano inesorabili, non avere fine»

Anche i sindaci bergamaschi si uniscono all’appello dei medici bresciani e chiedono al governo misure più stringenti per contenere i contagi da Coronavirus. «È arrivato il momento di fermarci, ma per davvero. Confidiamo in voi»: scrivono 243 sindaci in una lettera indirizzata a Giuseppe Conte e al governatore Attilio Fontana.


«La situazione che si vive nell’intera Regione Lombardia – scrivono – assume ormai i connotati dalla tragedia e questo è ancor più evidente purtroppo nella nostra provincia di Bergamo che in questi giorni sta vedendo morire tanti uomini e donne e cancellare intere generazioni, senza nemmeno poter dare un degno saluto».


«Con questa nota – si legge nella lettera – si vuole rimarcare la necessità condivisa e trasversale di una effettiva presa di coscienza della drammaticità del momento anche per chi non vive questa Provincia. Chiediamo, auspichiamo e sollecitiamo quindi un intervento maggiormente coercitivo che imponga nuove restrizioni: con i dati che tutti conosciamo non è pensabile che ancora oggi ci si debba basare sul buon senso dei cittadini chiamati a rispettare regole soggette alle più varie interpretazioni»

«Al momento riteniamo che l’adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l’unica ed auspicabile soluzione per una tragedia che sembra oggi, che i contagi aumentano inesorabili, non avere fine», concludono nella lettera firmata, tra gli altri anche, dal Presidente della Provincia di Bergamo Gianfranco Gafforelli e dal primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori.

Aumenta dunque la pressione sul governo per disporre nuove misure più restrittive. Ieri, 20 marzo, il governo ha introdotto alcune novità, ritenute però insufficienti da alcuni governatori, in primo luogo Veneto e Lombardia. Alcune regioni in queste ore si stanno muovendo autonomamente, predisponendo per esempio la chiusura dei supermercati la domenica e vietando del tutto le attività all’aperto.


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