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Coronavirus, la previsione di Rezza (Iss): «Non arriveremo a contagi zero. Il virus continuerà a circolare tra noi»

Secondo lo scienziato, nella fase due serviranno tamponi e una sorveglianza più attenta per isolare velocemente i nuovi casi

Con i contagi giornalieri di Coronavirus in leggero calo e il numero di decessi che oscilla (oggi sono 566 secondo la Protezione civile, ieri le morti erano state 431) in Italia si continua ad attendere la fase due e una nuova normalità che però, in assenza di un vaccino, non vedrà un azzeramento dell’epidemia. «Non arriveremo a contagi zero. Il virus non fermerà purtroppo la sua circolazione. Continuerà a circolare tra di noi», ha spiegato oggi in conferenza stampa Giovanni Rezza, direttore del reparto di malattie infettive presso l’Istituto superiore di sanità.

A Wuhan «ci sono riusciti prendendo misure incredibili», ha spiegato Rezza, facendo riferimento alla provincia cinese, primo focolaio dell’epidemia, dove sono state adottate misure – come la separazione di intere famiglie – impensabili in un paese democratico. E comunque «ora hanno un effetto ritorno. Da noi c’è una tendenza alla diminuzione, ma il virus continuerà a circolare e dovremmo mettere toppe in continuazione».

Nella provincia cinese dell’Hubei le autorità cinesi non hanno riscontrato nuovi casi di Covid-19 nell’ultima settimana, dopo la sua graduale riapertura, anche se sono state registrate due morti. Nel resto del Paese però ci sono stati un centinaio di casi al giorno – per esempio a Heilongjiang, al Nord della Cina – anche se secondo le autorità cinesi si è trattato di casi importati dall’estero.

Verso la fase 2: rafforzare la sorveglianza e aumentare i tamponi

In Italia – dove «abbiamo un andamento ondulante perché dipende dalla quantità di tamponi o notifiche», precisa Rezza – dovremo fare i conti non soltanto con possibili casi dall’estero e con i recidivi ma anche con gli asintomatici o pausintomatici (ovvero i pazienti con pochi sintomi che potrebbero essere inconsapevoli di aver contratto il virus) a cui non è stato fatto un tampone.

Il ravvio delle attività produttive, porterà con sé nuove regole: «non vuol dire che tutto tornerà come prima», come ha spiegato Rezza, concordando con il suo collega Locatelli che aveva parlato di una riapertura delle scuole direttamente a settembre. Per evitare una ripresa dell’epidemia in Italia sarà essenziale essere tempestivi nell’identificare e isolare i nuovi casi. A costo di un rafforzamento della «sorveglianza sul territorio», ma anche tramite «gli uomini che fanno i tamponi».

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