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Coronavirus, la storia di Pietro: «Io, panettiere multato per aver donato 200 kg di pane ai poveri» – Video

16 Aprile 2020 - 06:46 Fabio Giuffrida
«Io questa multa non voglio pagarla - dice Pietro Scaletta - non ho commesso reati, non sono un fuorilegge. Non credo nemmeno che esista un decreto che mi obblighi a non fare beneficenza»

«Regalo pane a chi ne ha bisogno, 11.30 prima “sfornata”, 12.30 la seconda. Ma non venite qui, ve lo porto io a casa». Con queste parole Pietro Scaletta, panettiere di Termini Imerese (Palermo), fa sapere che anche oggi, in tempi di Coronavirus, è pronto a dare una mano: a regalare – quindi senza avere nulla in cambio – un po’ di pane sfornato da lui e dal fratello Umberto.

Sveglia alle 5 del mattino, da circa un mese, da quando la sua attività è stata chiusa al pubblico: si tratta di un bar, pasticceria e gelateria (che produce anche pane) costretto alla serrata. Attività che, tra l’altro, non poteva aprire il lunedì dell’Angelo, 13 aprile, così come previsto dall’ultima ordinanza della Regione Siciliana che ha “blindato” l’isola per Pasqua e Pasquetta.

Cosa è successo

«A Pasquetta nella mia attività sono arrivati gli agenti di polizia ma anche carabinieri e finanza che mi hanno contestato il mancato rispetto del dpcm. Io, in realtà, non ero aperto al pubblico, non vendevo il pane ma lo donavo ai poveri del mio comune, alla Protezione civile e alla Croce Rossa. Non credo, infatti, che esista un decreto che mi obblighi a non fare beneficenza» spiega Pietro a Open. Intanto è scattata la «chiusura dell’attività per cinque giorni e una sanzione»: «Io questa multa non voglio pagarla, non ho commesso reati, non sono un fuorilegge», dice.

Mentre parla con noi, Pietro pensa già alla prossima “infornata”. In attesa di poter tornare alla vita di prima, ogni giorno prepara circa 200 kg di pane insieme al fratello. Ora, però, deve pensare anche a difendersi, a dimostrare, carte alla mano, di non aver violato la legge: «Faremo avere tutti i certificati richiesti ma devo ammettere che in Italia c’è troppa burocrazia anche solo per fare beneficenza…».

Foto in copertina Open

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