Arcuri sul prezzo delle mascherine: «Non rispondo alle polemiche di chi parla dal salotto col cocktail in mano»

Il commissario straordinario per l’emergenza ha rispondo a muso duro a chi lo ha accusato di aver messo in difficoltà le aziende italiane che si sono riconvertite per la produzione delle mascherine. E ha promesso: «L’app Immuni operativa da maggio»

Interviene con non poca stizza il commissario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri alle polemiche scoppiate sul prezzo massimo imposto di 0,50 euro sulle mascherine chirurgiche. Arcuri respinge le accuse dei «liberisti che parlano dal salotto di casa, sorseggiando il loro cocktail», riferendosi a chi rivendicava che il prezzo finale della mascherine doveva essere fissato dal mercato e non dallo Stato.


Quello fissato con l’ordinanza del commissario straordinario è il prezzo massimo, «non il prezzo massimo di acquisto – ha detto Arcuri – Lo Stato deve incentivare la produzione italiana, come con il Cura Italia: abbiamo rassicurato i produttori che compreremo tutto quello che produrranno. In 105 ci hanno ringraziato, solo uno ha avuto qualche dubbio».


E sulle polemiche, prova a chiudere: «L’idea che fissare un prezzo massimo abbatta la capacità dell’impresa italiana di produrne è superficiale o assai poco informata – aggiunge -. È economia di guerra? No, è senso civico. È per sempre? No, finché il mercato non sarà libero. È un danno per i vergognosi speculatori, lo rivendico. Non ci saranno più le mascherine nelle farmacie e nei supermercati? Certo, nessuna che costi più di 0,50 euro».

Verso la Fase 2

Arcuri ribadisce «prudenza e cautela» quando manca meno di una settimana al 4 maggio, data in cui è previsto l’inizio della Fase 2 con il graduale alleggerimento delle misure per contenere i contagi. «Penso sia necessario aver cura di noi stessi e dei nostri cari e che i fatti valgono più dei nostri desideri – dice il commissario – Non si può attendere che il rischio sia pari a zero per uscire dal lockdown, avete ragione, ma non ci si può illudere di uscirne sottovalutando i rischi che corriamo».

Che i rischi di un ritorno al lockdown siano alti, dice Arcuri, lo dimostrano anche i dati di questa mattina dalla Germania, dove l’indice di contagiosità del virus è tornato da R0 a R1 dopo le prime riaperture: «Il governo sta valutando se definire di nuovo delle zone rosse per evitare l’estensione di nuovi focolai di infezione, che riprendono a manifestarsi – ha aggiunto – Ecco perché uscire dal lockdown non è facile ed ecco perché essere costretti a tornare al lockdown non sarebbe difficile».

La fornitura delle mascherine dovrebbe passare da 4 a 12 milioni, secondo le prospettive anticipate da Arcuri: «Dal mese di giugno arriveremo a 18 milioni, dal mese di luglio 25 milioni e quando inizieranno le scuole a settembre potremmo distribuire 30 milioni di mascherine al giorno, undici volte quel che distribuivamo all’inizio dell’emergenza».

Per quanto riguarda l’app Immuni per il contact tracing, il commissario promette che sarà operativa da maggio. «L’App farà scattare l’alert quando ad esempio il signor Rossi avrà avuto un contatto stretto per più di 15 minuti con una persona positiva», spiega. Ma ancora alcuni punti sono da definire: «Non è stato ancora deciso se i dati raccolti saranno conservati sui device dei cittadini o su un server pubblico».

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