Test sierologici, la Regione Lombardia rimborsa soltanto se hai il Coronavirus

Un test sierologico costa 35 euro. Chi risulta positivo (ma potrebbe aver già avuto il virus in passato) deve mettersi in isolamento. E il tampone per sapere se è malato lo anticipa lui

«Al momento non ci sono più disponibilità, le nostre agende sono temporaneamente piene», a scriverlo è il Centro medico Santagostino che, con sedi a Milano, Monza e Nembro, effettua i test sierologici privati a un prezzo di 35 euro. Ed è sui test sierologici che si sono accesi i riflettori già da settimane: sono utili, sono credibili, a cosa servono e che tipo di risultati ci restituiscono?


Mentre lo Stato, nel pieno della fase 2 dell’emergenza sanitaria del Coronavirus, ha annunciato l’avvio di test sierologici su un campione di 150mila italiani, i privati si sono dati da fare per garantire «un prelievo di sangue dal braccio, che sarà poi analizzato dal laboratorio di analisi, per la rilevazione delle quantità di anticorpi IGM e IgG presenti». Tutto, al momento, a spese del paziente.


Open ha provato il test sierologico privato: 170 euro, niente visita e informazioni pericolose | Video di Felice Florio

Se sei positivo al test sierologico, devi restare a casa

Per i test sierologici – riservati esclusivamente agli asintomatici e non a chi ha sintomi o è stato in contatto con altre persone sintomatiche nelle ultime due settimane – è arrivato il via libera della Regione Lombardia che ha spiegato chiaramente di non volersi fare carico di questi trattamenti eseguiti da laboratori medici privati.

In caso di risultato positivo a uno dei due anticorpi, però, precisano, sulla base di quanto stabilito dall’ordinanza firmata dal governatore Attilio Fontana, il paziente dovrà sottoporsi obbligatoriamente al tampone, mettendosi poi in isolamento fiduciario (con il conseguente «avvio del percorso di sorveglianza di caso sospetto»).

Il laboratorio privato, dunque, avrà l’obbligo di comunicare l’esito del test, se positivo, all’Ats di competenza e poi sarà il paziente a decidere dove sottoporsi al tampone che dovrà pagare di tasca sua. «Gli accertamenti eseguiti al di fuori del servizio sanitario regionale sono a totale carico degli utenti» precisano dal Pirellone.

La deliberazione della Regione Lombardia – Il documento

Chi si sottopone a un test sierologico, dunque, dopo circa 48 ore (questo il tempo stimato per i risultati dell’esame), può andare incontro a due ipotesi: se negativo «significa che l’organismo potrebbe non essere stato esposto al virus fino ad oggi, ma rimane suscettibile di infezione se entra a contatto con il virus a partire dal momento del test. Se positivo, invece, significa che «potrebbe essere avvenuta una reazione del sistema immunitario, a seguito di un’esposizione diretta al virus.

La sola positività per IgM indica un contatto con il virus avvenuto nelle ore o giorni molto recenti. La positività per IgG o per entrambi IgG e IgM suggerisce un contatto con il virus avvenuto da almeno qualche giorno o settimana» spiegano dal centro medico Santagostino. Ed è in questo caso che bisogna sottoporsi obbligatoriamente al tampone, dovendo rimanere intanto a casa in isolamento fiduciario. Un “obbligo” a pagamento che, ad esempio, al Sant’Agostino costa 80 euro e che è totalmente a carico del paziente.

Il rimborso

Cosa succede a quel punto? La Regione rimborsa solo i malati: «In caso di positività del tampone naso faringeo, il costo del tampone viene restituito al cittadino nei limiti di cui alla DGR n. XI/3132/2020 (62 euro, ndr) tramite le ATS che a breve disporranno di apposita modulistica» si legge nelle FAQ della Regione Lombardia. Nel caso di tampone negativo, invece, nessun rimborso.

A cosa servono i test sierologici – Il documento del Ministero della Salute

È bene ricordare che i test sierologici non sostituiscono i tamponi, il loro impiego è «utile nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale, mentre non è indicato nella diagnosi dell’infezione, in quanto i risultati ottenuti non sono sufficientemente attendibili».

La sierologia è un ottimo strumento «per stimare la diffusione dell’infezione in una comunità, può evidenziare l’avvenuta esposizione al virus, può essere utile per l’identificazione dell’infezione da SARS-CoV2 in individui asintomatici o con sintomatologia lieve o moderata che si presentino tardi alla osservazione clinica».

Attenzione ai furbetti

«Ora è il momento della sierologia. La spinta popolare a fare il test sierologico è forte e, ovviamente, i furbacchioni hanno fiutato odore di business a lunga distanza» ha scritto su Facebook l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università di Pisa e consulente della Regione Puglia. Insomma, sui test ci vuole ancora molta, molta prudenza.

Foto in copertina di Olivier Hoslet | Epa | Ansa

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