Coronavirus, il 3 giugno cadono i confini regionali ma i governatori minacciano controlli. Ecco cosa c’è da sapere

Nell’eterno conflitto tra Stato e Regioni, alcuni governatori studiano delle contromisure per limitare la mobilità interregionale. Il fronte contrario alle riaperture è capeggiato da Campania, Sardegna e Toscana

Con il benestare dell’Istituto superiore di sanità e il silenzio del governo su un eventuale provvedimento che avrebbe limitato la mobilità dai territori più colpiti dal Coronavirus, il 3 giugno gli spostamenti interregionali torneranno a essere possibili senza la giustificazione delle comprovate esigenze lavorative, dei motivi di salute o di ritorno alla residenza. Detta legge l’ormai famoso indice di trasmissibilità Rt, a quanto pare sotto controllo in tutte le regioni italiane. Se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non ha fatto nessuna diretta Facebook, lasciando intendere che Palazzo Chigi si adeguerà alle indicazioni di Silvio Brusaferro e degli altri tecnici a capo delle task force, alcuni governatori e amministratori locali comunicano su stampa e social un certo malcontento per le riaperture indiscriminate dei confini regionali. Ordinanze regionali e comunali saranno le armi, spuntate, per porre un freno ai movimenti lungo la traiettoria Nord-Sud.


Campania: test rapidi all’arrivo

ANSA | Vincenzo De Luca

Il più acceso oppositore alla strategia del governo è il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. «Davvero non si comprende – attacca De Luca – quali siano le ragioni di merito che possono motivare un provvedimento di apertura generalizzata e la non limitazione della mobilità nemmeno per le province ancora interessate pesantemente dal contagio». Poi il governatore della Campania avverte: «Adotteremo senza isterie e in modo responsabile, insieme ai protocolli di sicurezza già vigenti, controlli e test rapidi con accresciuta attenzione per prevenire per quanto possibile, il sorgere nella nostra regione di nuovi focolai epidemici». Difficile immaginare come la Regione possa mobilitare un numero così elevato di risorse tale da testare ogni passeggero che scenda da un treno, atterri negli aeroporti o arrivi in barca nei porti campani. La posizione di De Luca, tuttavia, anche a poche ore dal “liberi tutti”, resta invariata: «Siamo arrivati al 3 giugno nel modo peggiore, in clima di incertezza e di confusione – è tornato a ripetere la mattina del 31 maggio -. Mi sarei aspettato l’assunzione di un criterio oggettivo e semplice: cioè nei territori del Paese dove per un mese di fila si registrano più di 200 casi di contagio al giorno, è ragionevole che ci sia una limitazione della mobilita». Leggasi Lombardia.


Sicilia: tracciamento dei turisti

ANSA | Nello Musumeci

«Sicilia sicura è il nostro motto. E per questo occorrerà verificare la provenienza, l’esistenza di eventuali casi sospetti nel nucleo familiare, indicare giorno dopo giorno la tracciabilità della presenza del turista». Parola di Nello Musumeci, governatore della Sicilia. Chiunque abbia intenzione di fare le proprie vacanze nella Trinacria, dovrà abituarsi all’idea di imbastire una comunicazione quotidiana con le autorità sanitarie locali. «Ricordo soltanto che siamo al centro di una pandemia e che tutto il resto appare davvero piccola cosa». Musumeci non ha intenzione di imporre una quarantena obbligatoria all’arrivo, come è stato fatto da molte regioni all’inizio della fase 2, ma di far rispettare un protocollo che preveda l’aggiornamento costante sullo stato di salute dei visitatori e del rispettivo nucleo familiare. «Chi liberamente viene in Sicilia accetta la collaborazione con le autorità sanitarie locali – annuncia Musumeci -. I dipartimenti Salute e Turismo della mia regione stanno lavorando a un protocollo. Anche Sala – il sindaco di Milano, ndr. – sa che un protocollo di sicurezza è interesse del viaggiatore».

Puglia: segnalazione sul sito della Regione

ANSA | Michele Emiliano

Nella prima fase è stato uno dei principali antagonisti alla fuga da Nord verso Sud. Adesso per Michele Emiliano, governatore della Puglia, «È arrivato il momento di riaprire il Paese». Una riapertura che, per il governatore, va fatta «a condizioni di normalità e la condizione di normalità fondamentale è la libertà di circolazione. Se qualcuno arriva in Puglia potremmo chiedergli la cortesia, non l’obbligo, di segnalare la propria presenza e di tenere memoria dei contatti». Spetterà al buon senso di ciascuno segnalare, sul sito della Regione, il proprio arrivo in Puglia. «I governatori non hanno il potere di chiudere le proprie Regioni e io per garantire la libertà di movimento non posso chiedere una regola che non sia imposta dal Dpcm – ribadisce Emiliano -. Quello che si può fare è, per esempio, chiedere a coloro che vengono di segnalare la loro presenza e di tenere memoria dei contatti che hanno con la popolazione locale o con altre persone. Questa è la chiave del futuro dopo il lockdown, mentre prima abbiamo messo in quarantena tutti, adesso dobbiamo capire come mettere immediatamente in quarantena eventuali contagiati e i loro contatti stretti. L’app Immuni serve a questo fine». La Puglia sarà tra le prime regioni a sperimentare l’applicazione per smartphone.

Sardegna: certificato di negatività

ANSA | Christian Solinas

Insieme a De Luca, Christian Solinas e tra i governatori più scettici riguardo alle riaperture indiscriminate del 3 giugno. Un asse inaspettato Pd e Lega che si è unito attraverso il Mar Tirreno: «Se dovessi decidere adesso – afferma il governatore – non ci sono le condizioni per consentire liberamente uno spostamento dalla Lombardia e dal Piemonte verso le altre regioni a meno che non si garantisca la previa acquisizione del tampone negativo che sarebbe la soluzione ottimale perché pure non consentire alle persone di viaggiare dopo tanto tempo è una limitazione forte». Una sorta di passaporto d’immunità. Idea che è stata subito definita «incostituzionale» dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Solinas, tuttavia, insiste: «Dal 21 maggio abbiamo riaperto ai voli privati. E a decine, provenienti da tutto il mondo, si stanno presentando già con il loro certificato di negatività, in base a protocolli con le società di gestione degli aeroporti – afferma il governatore sardo -. Di “passaporto” parla anche l’organizzazione mondiale per il turismo, che ha scelto questa formula per le Canarie. E la Corsica ha chiesto a Parigi di poter introdurre lo stesso obbligo».

Calabria: venghino lombardi, venghino

ANSA | Jole Santelli

Controcorrente è la posizione della governatrice calabrese. Jole Santelli non apre le porte della sua regione, le spalanca: «Non sono preoccupata dall’arrivo dei turisti lombardi in Calabria e, anzi, chiedo loro di venire da noi chissà che non si incuriosiscano e vogliano venirci. E sono convinta che una volta che dovessero venire, torneranno sempre. Invito il sindaco di Milano Beppe Sala molto volentieri». Santelli esaspera con l’ironia la sua decisione di aprire incondizionatamente la regione: «Una buona cena calabrese con Bonaccini, Fontana, Cirio e Toti. Cucino io». A parte l’invito ai suoi colleghi, di ogni colore politico, la presidente della Calabria vuole dare un messaggio di discontinuità con la prima fase dell’epidemia. «Dobbiamo dare un messaggio di ottimismo intelligente. Difendiamoci dal virus, ma la vita continua. Sarà un’estate di serenità». Nessun controllo o segnalazione all’ingresso in Calabria. Per Santelli l’onere di verificare la condizione dei viaggiatori spetta al territorio di partenza: «Chiediamo al governo di verificare se ci siano delle zone di particolare contagio, di prendere le precauzioni in uscita da quelle zone, quindi in partenza, di non scaricare un’altra volta sulle nostre regioni i controlli successivi, perché non possono essere fatti».

Il resto del Sud: prudenza in Molise

ANSA | Donato Toma

Le altre regioni del Meridione non hanno espresso pareri forti a favore o contrari alle riaperture del 3 giugno. Forse l’unica voce leggermente scettica è quella del presidente della Regione Molise. «Io personalmente avrei aspettato un’altra settimana per poi riaprire tutti insieme, però faccio molto gioco di squadra e capisco che le regioni del Nord hanno necessità di riavviare la macchina economica per tutta Italia – dice Donato Toma -. Staremo particolarmente attenti e cercheremo di educare la popolazione alla prudenza». Il Molise, regione che si avviava verso il contagio zero già da settimane, ha subito una recente impennata nei nuovi casi di positività al coronavirus in seguito alla celebrazione sconsiderata di un funerale. «Abbiamo avuto un picco fuori scala legato a una comunità rom, ma abbiamo immediatamente risolto la situazione – afferma Toma, e conclude bocciando l’idea di Solinas -. Se faccio un tampone oggi, potrei essere negativo e positivizzarmi dopo qualche giorno, qual è il senso? Il test sierologico di massa serve per beccare qualche positivo in percentuale, ma non in termini assoluti».

Lazio: quarantena per lombardi e piemontesi

ANSA | Alessio D’Amato

Il Lazio, con toni diversi da Campania e Sardegna, non ha accolto di buon grado la riapertura indiscriminata del 3 giugno dei propri confini. È l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato a farsi portavoce del malessere che si respira in Regione: «Io lo dico con grande chiarezza: ci siamo dati un metodo, si deve decidere sulla base di una serie di indicatori, sui numeri. Se le decisioni saranno prese su riscontri scientifici, non avremo nulla da eccepire. Se invece si cederà a delle pressioni di tipo politico, prenderemo delle contromisure. Pressioni sul Comitato tecnico scientifico ci sono e questo rischia di creare irritazione». C’è attendismo, dunque, ma anche un’accusa poco velata agli amministratori del Nord che spingono per la riapertura. In Regione circola l’ipotesi della misurazione della temperatura nelle stazioni ferroviarie, misura che però non vale per tutti gli infetti asintomatici o in fase di incubazione del virus. Per questo D’Amato rompe il silenzio del suo presidente Nicola Zingaretti il quale, da segretario del Pd, non può scontrarsi con le posizioni del governo: «Verificheremo la possibilità di mettere in quarantena per 15 giorni chi arriva da zone a rischio», dice l’assessore, riferendosi ai territori più colpiti di Lombardia e Piemonte.

Toscana: cautela per le regioni più esposte

ANSA | Enrico Rossi

Sorprendentemente, Enrico Rossi è l’ultimo componente del trio di governatori che forza il governo a trovare una mediazione. La Toscana appare quindi tra le regioni più refrattarie alle riaperture del 3 giugno. «Mi chiedo per quale ragione la Lombardia, che ha un livello di positivi molto più alto di altre regioni, debba essere trattata come le altre, con il rischio di mettere nuovamente in giro i contagi. Più prudenza forse sarebbe stata opportuna per i Lombardi e per tutti gli italiani». Il governatore toscano non fa sconti a nessuno, nemmeno al sindaco di Milano, suo compagno di partito: «Io non sono uno sceriffo, né voglio raccontare sciocchezze su patenti sanitarie impossibili, ma vedere Fontana e anche Sala così spinti verso le riaperture, dopo il disastro che proprio in Lombardia ha avuto il suo epicentro, mi lascia sbalordito e contrariato. Chissà se si sarebbe fatto lo stesso se al posto della Lombardia ci fossero state altre regioni, magari del Sud». Rossi, per il momento, non prevede nessuna contromisura, ma chiede «esplicitamente al Governo: o si fa un provvedimento distinguendolo per regioni come Lombardia, Piemonte e Liguria che sono ancora più esposte al contagio delle altre, oppure, come sarebbe ragionevole, si aspetta un altro po’ tutti, in attesa di maggiore uniformità dei dati»

Le pressioni delle regioni del Nord per riaprire tutti i confini

ANSA | Da sinistra, Luca Zaia e Giovanni Toti

Veneto, Lombardia e Liguria sono le regioni capofila per la riapertura dei confini del 3 giugno. Ma ad eccezione della prima che ha contenuto egregiamente la diffusione del virus sul proprio territorio, le altre due, insieme al Piemonte, sono le regioni con il maggior numero di casi giornalieri. Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, considera «una decisione saggia» quella del governo di dare il via libera agli spostamenti interregionali. «Credo che ci siano le condizioni e che si tratti di rischi calcolati». Gli fa eco Attilio Fontana. Il presidente della Lombardia che pressa il governo: «La Lombardia rientrerà sicuramente nel novero delle regioni che avranno libertà di movimento – dice, mostrandosi – molto confidente sul provvedimento che verrà emanato dal governo. E sono convinto – conclude – che dal 3 i lombardi saranno liberi di circolare in tutta Italia». Luca Zaia, presidente del Veneto, tenta la distensione con i governatori del Sud: «Riaprire tutti insieme è bel segnale».

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