Autostrade, fuori i Benetton dal Cda. La ministra De Micheli: «Non saranno più soci di Aspi»

L’obiettivo del governo è portare i Benetton a una graduale uscita dalla società e al controllo del pacchetto di maggioranza da parte dello Stato. Ma l’ipotesi revoca rimane sul tavolo. Di Maio: «Attenzione resta massima»

Nessuna revoca (per ora) della concessione per Autostrade, ma la strada per l’uscita graduale di Atlantia, controllata dalla holding dei Benetton, è segnata. Il Consiglio dei ministri finito all’alba poco dopo le 5:00 di questa mattina ha dato mandato a Cassa depositi e prestiti e ai ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri, e delle Infrastrutture, Paola De Micheli, di avviare la trattativa con i Benetton su un fronte, e di trovare un accordo con Aspi su nuovi termini della convenzione entro il 27 luglio.


Sono quattro i punti su cui si giocherà la partita nelle prossime settimane. Richieste partite nel corso delle notte da parte del governo con altrettante risposte positive da Aspi: «Ci siamo – ha detto fonti governative – Se non rispettano gli impegni presi questa notte e che sono la base per l’intesa finale, sarà revoca».


La conferma della ministra De Micheli: «La famiglia Benetton non sarà più socia di Aspi»

Intervistata al Tg La7 da Enrico Mentana, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha confermato questa linea: «La famiglia Benetton progressivamente non sarà più socia di Aspi». E non solo: «Non ci sarà il passaggio di un solo euro e soprattutto per come sarà profilato l’accordo per lo Stato ci sarà il vantaggio di avere i risultati positivi della gestione dell’azienda».

La ministra ha assicurato anche che verrà tutelato il posto di lavoro di tutti i dipendenti: «È stata garantita anche la continuità per i 7.500 dipendenti. Gli accordi determinano la salvaguardia dell’occupazione delle aziende e anche una situazione diversa per gli azionisti, molti dei quali sono anche pensionati e persone normalissime».

La risposta del comitato Vittime Ponte Morandi

«Abbiamo avuto notizia dagli organi di stampa dell’accordo in Cdm questa notte in merito all’annosa questione della concessione autostradale Aspi.
Da parte nostra l’attesa era tanta, abbiamo ben compreso, anche dalle premesse che sono emerse in questi mesi, le grandi difficoltà tecniche, economiche e politiche che hanno circondato e circondano questa questione», scrive in un comunicato il presidente del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi Possetti Egle.

«Al momento prendiamo atto che l’azionista di maggioranza nell’azienda titolare di concessione, sarà estromesso e questo non può che essere di buon auspicio ed un buon inizio», recita il comunicato che specifica come l’associazione attenda «l’evoluzione, con tutta la successiva documentazione, per poter acquisire elementi determinanti sulle specificità dell’accordo economico/tecnico».

«Per noi saranno fondamentali e discriminati questi punti: massima penalizzazione economica agli azionisti che dovranno cedere le loro quote; massima attenzione a non far ricadere sulle spalle della collettività il ripristino della rete autostradale degradata da anni di incuria».

«Sarebbe molto importante e rispettoso dei nostri cari, che vennero uccisi sotto al Ponte Morandi, non dover assistere a dichiarazioni urlanti – continua il comunicato – soprattutto da coloro che hanno contribuito a firmare la concessione originaria, che è stata la madre della nostra tragedia e di tutte le difficoltà attuali. Noi non dimentichiamo».

L’ipotesi revoca resta però sul tavolo

L’ipotesi revoca, sebbene remota, non è del tutto scomparsa. Quella di Autostrade è «una privatizzazione che non è andata bene» e «giustamente la revoca è stata completamente sul tavolo, ed è completamente sul tavolo se non si finalizzerà l’accordo sulle linee che sono state definite. Perché sarebbe stato inaccettabile qualsiasi altro risultato», ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che su Facebook precisa: «La nostra attenzione sul tema resterà massima. Ovviamente fino a quando non verrà concluso il negoziato, secondo le condizioni da noi poste, l’ipotesi revoca resterà sempre sul tavolo».

Conte: «L’intervento dello Stato tutela i posti di lavoro»

«Il governo ha affermato un principio, in passato calpestato: le infrastrutture pubbliche sono un bene pubblico prezioso, che deve essere gestito in modo responsabile, garantendo la piena sicurezza dei cittadini e un servizio efficiente. L’interesse pubblico ha avuto il sopravvento rispetto a un grumo ben consolidato di interessi privati.Ha vinto lo Stato. Hanno vinto i cittadini». Questo l’incipt del messaggio del premier Giuseppe Conte affidato alla sua bacheca Facebook dopo l’intesa raggiunta sul dossier Aspi.

Quanto concordato ieri notte tra governo e Benetton «andrà tradotto nei prossimi giorni in un accordo chiaro e trasparente – prosegue Conte – Questa è l’unica strada che potrà impedire la revoca della concessione». «Grazie all’intesa raggiunta – assicura il premier – avremo tariffe più eque e trasparenti, più efficienza, più controlli, più sicurezza». Quanto al tema della tutela dei posti di lavoro in Aspi, più volte emerso nell’ultimo periodo, il premier gioisce del risultato: «L’intervento dello Stato tutela i posti di lavoro e in una prospettiva di lungo periodo offre anzi una visione occupazionale di ampia portata».

Le proposte del governo sulla convenzione

Le altre richieste del governo accettate da Aspi riguardano aspetti dell’accordo che regolano la concessione di Autostrade. Innanzitutto sulle tariffe, che l’esecutivo punta a ridurre più di quanto finora proposto da Aspi. Dovrà calare anche l’indennizzo in caso di revoca della concessione, già ridotto dal decreto Milleproroghe con l’art. 35 e che prevede nel caso il passaggio della gestione ad Anas.

Infine andranno ridefinite con Autostrade le clausole che consentano una revoca in futuro, nel caso di grave inadempimento. La richiesta del governo che dovrà accettare Autostrade sarà quella di accontentarsi del solo indennizzo degli investimenti non ammortizzati fino a quel momento.

Dossier infinito

Lo scontro tra Aspi e governo (che nell’estate del 2018 è il neonato “gialloverde”) inizia il giorno successivo alla tragedia del ponte Morandi, il cui crollo causa la morte di 43 persone. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia la linea dura sulla concessione ad Autostrade. Accanto a lui ci sono gli allora vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, con il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Linea dura che però ben presto fa i conti la difficoltà ad avviare un processo che potrebbe rivelarsi molto oneroso per lo Stato.

Dal Milleproroghe a oggi

Lo scorso dicembre, attraverso il decreto Milleproroge si tenta di dare una decisa sterzata: il governo mira a rendere meno costosa e complessa la revoca della concessione, tagliando il valore dell’indennizzo dovuto alla concessionaria a 7 miliardi di euro. Una modifica unilaterale quindi. Ad Aspi invece restano sei mesi di tempo (fino al 30 giugno) per decidere se accettare e quindi trovare un’intesa. Senza intesa, invece, si profila il rischio di andare allo scontro frontale, con Aspi che potrebbe restituire la concessione e chiedere un risarcimento per l’intero valore della stessa, ovvero 23 miliardi.

Le aperture di Aspi e l’accelerata al dossier

Ma il 30 giugno non succede nulla. Nei giorni precedenti Aspi lancia segnali di apertura, comunicando al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti «la volontà della società di proseguire – anche successivamente al 30 giugno 2020 – le interlocuzioni per la definizione concordata della procedura di contestazione avviata dal Concedente il 16 agosto 2018».

Ma a dare una accelerata decisiva al dossier è la notizia, dell’8 luglio scorso, circa l’affido ad Aspi della gestione del nuovo ponte di Genova, fino a quando non si sarebbe giunti a una decisione definitiva sulla concessione. Notizia che manda in subbuglio il mondo politico e spinge il governo a chiudere questa storia infinita, forte anche del pronunciamento della Consulta, che sempre l’8 luglio dichiara legittima la decisione di estromettere la società dalla ricostruzione.

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