Il cardinale Becciu licenziato dal Papa: «Perché mi fai questo davanti al mondo? Ho dato soldi ai miei fratelli, ma non vedo reato»

Il cardinale è stato allontanato dalla Segreteria di Stato da Bergoglio. Ma nega di aver compiuto illeciti

Non capisce perché «il Papa gli abbia fatto questo, davanti al mondo poi». Il cardinale Angelo Becciu ha rassegnato ieri, 24 settembre, le dimissioni da prefetto della Congregazione dei santi. Lo scorso anno è partita un’inchiesta (per la quale non è indagato) in relazione alla compravendita di un palazzo di lusso a Londra di proprietà della Segreteria di Stato del Vaticano, del valore di 200 milioni di euro. Tra le varie cose, Becciu avrebbe dirottato dei soldi delle elemosine e dall’8 per mille della Cei verso cooperative gestite dai suoi fratelli in Sardegna.


Su decisione di Bergoglio, Becciu potrà restare cardinale ma non potrà prendere parte al concistoro e al conclave. «Mi ha detto che avrei dato soldi ai miei fratelli. Ma io posso spiegare, e reati non ce ne sono», dice in un’intervista rilasciata al quotidiano Domani, nella quale conferma il fatto. «Avevo a disposizione un fondo con cui, senza dover rendere conto a nessuno, potevo aiutare vari enti e associazioni caritatevoli. Perché non dovrei dare una mano anche alle Caritas sarde come quella di Ozieri?». «Che male c’é?», si chiede.


Ma ci sarebbero 100 mila euro individuati dagli investigatori che sarebbero stati trasferiti alla cooperativa dei fratelli, e non alla Carita, direttamente dai fondi della Segreteria di Stato. Questo Becciu lo nega: «Non ho mai dato i denari alla cooperativa di mio fratello, ma alla Caritas di Ozimo». «Non ho rubato un euro, dice». Ma sotto i riflettori c’è anche una srl di finestre riconducibile a un altro fratello Becciu che avrebbe ottenuto denaro proveniente dalla Segreteria di Stato: «Vero – conferma Becciu – il nunzio in Egitto conosceva mio fratello, e così lui ha fatto lavori per circa 140 mila euro per cambiare gli infissi della sede, ma anche qui francamente non vedo il reato».

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