Stallo sul bilancio Ue: può slittare il via libera ai fondi del Recovery Fund. E il Pd torna in pressing sul Mes

di Cristin Cappelletti

Le trattative a Bruxelles stentano a sbloccarsi. Così gli aiuti ai Paesi membri potrebbero arrivare non prima della seconda metà del 2021. Bonaccini: «È il momento dei fatti». Al ministero del Tesoro è già pronto un piano su come utilizzare i 36 miliardi

L’alleanza Pd-M5S aveva già traballato alle Regionali, quando l’asse di governo aveva deciso di presentarsi assieme solo in Liguria. Ora c’è un’altra questione, tra le più calde di questo 2020, che rischia di portare a uno scontro e incrinare ulteriormente i rapporti tra i due azionisti di maggioranza del governo Conte, ed è quella dell’utilizzo degli aiuti europei, dal Mes al Recovery Fund.


Il rischio concreto è che i 200 miliardi ottenuti dall’Italia durante il summit europeo di luglio siano erogati in ritardo. A Bruxelles la trattativa sul nuovo bilancio è in fase di stallo. Così, l’erogazione dei fondi ai Paesi membri potrebbe slittare alla seconda metà del 2021. Questo crea problemi non solo alla maggioranza, ma anche alle casse dello Stato visto che a giorni – scrive La Stampa – il Tesoro deve presentare la nota di aggiornamento sui conti pubblici.


Bonaccini: «Come si fa a rinunciare a 36 miliardi?»

Una ragione in più per Nicola Zingaretti per continuare a spingere per prendere subito i fondi del Mes. Una fonte del Pd citata dal quotidiano dichiara: «Non vedo alternative al Mes». Anche il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini va in pressing: «Ho il massimo rispetto per le fibrillazioni di tutti, ma come si fa a rinunciare a 36 miliardi di euro aggiuntivi al Recovery Fund? Diciamo tutti che è dalla sanità che deve ripartire la ricostruzione: bene, iniziamo a farlo, coi fatti però», dice in un’intervista al Corriere della Sera.

Secondo La Stampa, il ministero del Tesoro ha già pronto un piano su come utilizzare i 36 miliardi di euro. Resta da vedere se i ritardi sul Recovery Fund convinceranno il Movimento 5 stelle ad ammorbidirsi su una questione che, finora, l’ha visto irremovibile. O se invece continuerà a tenere il punto, anche a costo di rischiare la frattura col Pd.

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