In piazza (e nel palazzo) per chiedere che metà dei fondi del Recovery Fund vengano usati per le donne – Il video

di Angela Gennaro

Donne (e uomini) chiedono che metà dei fondi in arrivo venga usato per interventi di sistema che finalmente diano risposte al gender gap e all’arretratezza della condizione femminile in Italia. Ok alla risoluzione di maggioranza

Una campagna per chiedere che metà dei fondi in arrivo dal Recovery Fund – il dibattito sulla risoluzione di maggioranza è in corso alla Camera – per dare una risposta alla profonda crisi causata dalla pandemia di Coronavirus, vengano destinati alle donne. È quello che chiede Il Giusto Mezzo – movimento spontaneo che si ispira alla mobilitazione europea #HalfOfIt promossa dall’europarlamentare tedesca Alexandra Geese. Oggi le attivista sono scese in piazza in occasione della discussione di Camera e Senato sulle priorità da definire per l’utilizzo del Recovery Fund. E sono già 40mila le sottoscrizioni pervenute per la petizione lanciata dalla campagna.


Dal piano Next Generation EU l’Italia riceverà 209 miliardi, cioè più di un quarto dei 750 miliardi stanziati dall’Europa. I firmatari e le firmatarie dell’appello chiedono un cambio di paradigma con una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «interventi programmatici e strategici in 3 ambiti chiave per il futuro: servizi di cura della persona, occupazione femminile e disparità di genere».


Per abbattere questa disparità, spiegano, «servono due interventi: legge sulla parità salariale; congedo di paternità obbligatorio; rimborso dei costi che pagano le imprese per la maternità e la paternità dei e delle dipendenti, e anche per le partite Iva: tutte le mamme e i papà sono uguali, dipendenti, autonomi e autonome. Perché il punto non è la questione femminile, ma il sistema tutto».

Le donne «si diplomano e laureano di più degli uomini, ma lavorano di meno: il 50% delle donne non lavora, al Sud il 70%», dice la giornalista Cristina Tagliabue, tra le promotrici e i promotori dell’iniziativa. «Maternità e cura della famiglia in Italia sono quasi totalmente a carico delle donne e molto poco a carico del Paese, spiegano le attiviste. Natalità, maternità e famiglia sono però la ricchezza del Paese, oltre che urgente necessità: non possono rimanere solo un carico delle donne, ma vanno sostenute con politiche nazionali. Soprattutto in epoca di pandemia».

Nel frattempo la campagna sui social va avanti: al grido di #NonèGiusto, con il sostengo dalle principali influencer italiane – le blogger di MammadiMerda Sarah Malnerich e Francesca Fiore, Veronica Benini alias Spora e Cristina Fogazzi alias Estetista Cinica – le donne raccontano e condividono storie di ingiustizia quotidiana.

La politica

Accanto alla società civile si muove anche la politica. Lo fa per esempio con il documento dell’intergruppo della Camera per le donne (70 deputate circa di diversi partiti, tranne Lega e FdI) coordinato da Laura Boldrini. Documento che è stato inviato a tutti i capigruppo della Camera affinché il suo impianto, la sua ispirazione, siano inseriti nelle risoluzioni sul Recovery Fund in discussione. Un’iniziativa politica, spiega Boldrini. Affinché i progetti finanziati dal Recovery, che saranno presentati dal Governo, tengano conto di questo obiettivo centrale: l’uguaglianza di genere.

Anche l’intergruppo si ispira a HalfofIt. È essenziale che nelle scelte di governo e negli atti parlamentari venga garantita, per esempio, «una presenza paritaria di competenze femminili nei possibili organismi finalizzati al controllo e alla gestione del Recovery Fund». Serve la promozione di occupazione e imprenditoria femminile, la valutazione dell’impatto di genere per tutti i fondi spesi nell’ambito del Recovery Fund, l’istituzione dell’obbligo «di una distribuzione equa delle risorse – al fine di ridurre le diseguaglianze di genere – per tutte le aziende che ricevono sovvenzioni da parte dello Stato, come condizione per l’erogazione dei fondi». Insieme, tra l’altro, al contrasto del gender gap, alla compatibilità di tempi tra vita e lavoro.

Continua a leggere su Open

Leggi anche: