La versione di Zerocalcare sulle proteste: «Macerie di vite distrutte dal lockdown. La risposta è nel reddito universale»

Il fumettista parla dei fatti degli ultimi giorni e dice: «Anche in questo periodo c’è chi si è arricchito, andiamo a chiedere i soldi a chi li ha»

Napoli, Roma, Torino, Milano. Montano le proteste in tutta Italia, più o meno pacifiche, contro le restrizioni contenute nell’ultimo Dpcm e volte a provare a contenere l’avanzata del contagio da Coronavirus. Tre sono i blocchi in gioco, secondo l’analisi di Zerocalcare, intervistato oggi su La Stampa da Francesca Schianchi. Da un lato i ristoratori e i commercianti, in piazza contro le chiusure. Poi il mondo antagonista «che chiede il reddito universale». E un terzo, secondo Michele Reich, «espressione dei giovani di periferia», diverso a seconda del tessuto sociale della città. Secondo il fumettista di Rebibbia per esempio a Napoli «non c’era una regia criminale, ma se ci sono pezzi di città dove l’illegalità è pervasiva mi sembra normale che ci fossero anche loro». A Roma la manifestazione ha visto i fascisti per le strade, a Torino «una composizione mista tra ragazzi che frequentano lo stadio e immigrati di seconda generazione, più modello banlieue francese». Leggere i fatti semplificando, insomma, per Zerocalcare è sbagliato: lo aveva detto anche dopo l’omicidio di Willy Duarte, invitando «a restituire la complessità delle situazioni».



Una realtà complessa

La realtà è variegata. E questi tre blocchi, per il fumettista romano, sono «accomunati da un disagio che legittima la loro protesta». Certo, spaccare vetrine e mettere a ferro a fuoco una città non è legale. «Ho parlato con alcuni amici», racconta Zerocalcare. «Uno ha investito i risparmi di una vita in un ristorante: ora è coperto di debiti. Un altro ha chiuso dopo aver dilapidato tutto quello che aveva. Un terzo organizza eventi, è fermo da marzo ed è stato costretto a tornare a vivere dai genitori». “Macerie”, insomma. Macerie di vite, dice Michele Reich. Macerie di fronte alle quali, dice, «discutere della vetrina di Gucci» andata in frantumi è come «parlare di uno che ha buttato le cartacce a terra durante il bombardamento di Dresda». E se avessero devastato il ristorante di un amico o il motorino di un rider? «Mi dispiaccio, ma non può diventare questo il punto».

Perché, dice Michele Reich, si continua a parlare delle violenze senza però centrare «il problema vero». A differenza della prima serrata, «ora non sembra vedersi la fine». Il clima «è cambiato», alle parole «a dicembre vedremo la fine», dice Reich, nessuno crede più. E resta sullo sfondo una seconda ondata vissuta ora «senza che si fosse preparata una strategia». La risposta allora per il fumettista, la prima almeno da cui ripartire, è una: «Reddito universale». E i soldi? «Anche in questo periodo c’è chi si è arricchito: andiamo a chiedere i soldi a chi li ha».

In copertina EPA/TONI ALBIR | Zerocalcare alla Barcelona International Comic Fair, Spagna, 6 maggio 2016.

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