La Corte Suprema respinge la causa del Texas che voleva ribaltare la vittoria elettorale di Biden

di David Puente

Il tentativo del Texas di fermare l’elezione di Joe Biden si è rivelato un fallimento nonostante le scelte di Trump: a settembre sperava in una Corte a suo favore

L’otto dicembre lo Stato del Texas, sostenuto da altri 17 procuratori generali e un centinaio di deputati repubblicani, aveva presentato un ricorso alla Corte Suprema per tentare di strappare la vittoria elettorale a Joe Biden. L’11 dicembre la Corte Suprema ha respinto la richiesta, fermando gli entusiasmi di una parte dei repubblicani che speravano ancora nella presidenza Trump. Nella denuncia del Procuratore generale texano, il repubblicano Ken Paxton, veniva contestato il conteggio delle schede arrivate dopo le elezioni del 3 novembre negli Stati chiave della vittoria democratica: Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin.


L’ordinanza, pubblicata sul sito della Corte Suprema, risulta sintetica tale da occupare appena una facciata di un foglio A4. Come già spiegato da Richard L. Hasen, professore di diritto presso l’Università della California, il Texas non aveva diritto a contestare le operazioni di voto degli altri Stati.


La decisione ha spiazzato ancora una volta Donald Trump che i suoi sostenitori, soprattutto dopo aver scelto la conservatrice Amy Coney Barrett come giudice della Corte Suprema in sostituzione della defunta icona progressista Ruth Bader Ginsburg. Ricordiamo che a fine settembre The Donald, nel scegliere Barrett, aveva dichiarato senza alcun problema la necessità di «avere nove giudici» – a suo favore – in vista di eventuali brogli elettorali a suo sfavore.

Il giuramento di Amy Coney Barret come nuovo giudice della Corte Suprema, in presenza del Presidente in carica Donald Trump

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