Nuovo decreto Covid, la stretta con Draghi: stop alle visite in casa in zona rossa. Confermato blocco tra regioni fino al 27 marzo

Sulla riapertura serale dei locali, come bar e ristoranti, il Comitato tecnico-scientifico ha già fatto sapere che i rischi di «procedere a riaperture che rischiano di far salire ulteriormente il numero di contagi perché favoriscono una maggiore circolazione delle persone»

Il Consiglio dei ministri del governo Draghi ha approvato il decreto Covid. Lo si apprende da fonti governative. Il provvedimento proroga il divieto di spostamenti tra Regioni fino al 27 marzo e anche la regola che limita gli spostamenti verso le abitazioni private a 2 adulti con in più solo i figli minori di 14 anni. La deroga delle visite nelle case private, però, non sarà più concessa in zona rossa. Il nuovo provvedimento scatterà dal 5 marzo con buona parte delle restrizioni finora in vigore confermate, compreso il coprifuoco, e qualche novità, a partire dall’organizzazione delle fasce di rischio con possibili lockdown provinciali, passando per le possibili riaperture differenziate per le attività, soprattutto per quelle chiuse da tempo. Un nervo sensibile toccato già nel vertice di ieri con le Regioni, che spingono per tempi più rapidi sul fronte dei ristori e che ha trovato sponda nella disponibilità del governo a coinvolgere direttamente il Mef nella Cabina di regia che monitora l’andamento della pandemia.


Lo stop agli spostamenti

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha già fatto sapere ieri, 21 febbraio, di aver prorogato il blocco degli spostamenti tra Regioni in giallo per altri 30 giorni, dunque fino al 27 marzo. In questo modo, il governo spera di poter riaprire le frontiere regionali per Pasqua. Sono consentiti gli spostamenti tra piccoli Comuni e quelli verso un’altra abitazione privata – per un massimo in due persone, con i figli minori di 14 anni. Rimangono invariate alcune regole come quella del coprifuoco dopo le 22 e la norma sull’asporto di cibo dai ristoranti dopo le 18.


Aperture differenziate

Sulla riapertura serale dei locali, come bar e ristoranti, il Comitato tecnico-scientifico ha già fatto sapere che i rischi di «procedere a riaperture che rischiano di far salire ulteriormente il numero di contagi perché favoriscono una maggiore circolazione delle persone», specificando però che «la scelta spetta al decisore politico». Sarà dunque compito del governo valutare, entro la fine della settimana, se ci sono zone del Paese dove sia possibile pensare a una riapertura sia pur graduale di alcune attività, in base ai dati della curva epidemiologica.

«Chiediamo di valutare le restrizioni che si sono rivelate più o meno efficaci, per soppesare quali attività sia necessario chiudere o limitare e quali invece possano essere riaperte, con protocolli aggiornati. Tale soluzione risulta essenziale ed opportuna in quanto alcune attività risultano totalmente chiuse da diversi mesi e il prolungarsi di tale situazione risulterebbe esiziale», hanno fatto sapere i governatori.

Mef e ristori

Il Mef, il ministero dell’Economia e delle Finanze, deve essere inserito a pieno titolo nella cabina di regia politica. Questa un’altra delle richieste avanzate dalle Regioni, come spiegato da Il Messaggero. L’obiettivo è quello di far correre parallelamente le decisioni che riguardano misure anti Covid e restrizioni, con l’erogazione di ristori e sussidi. E per evitare che alcune scelte vengano prese all’ultimo minuto – come quella sulla riapertura degli impianti da sci – il monitoraggio potrebbe avvenire a inizio settimana, così da avere uno spazio maggiore di tempo per decisioni di qualsiasi tipo.

Cts

Infine, il Cts verrà di fatto smembrato per ridurne il numero dei componenti. La richiesta, da parte dei governatori, è che comitato parli con un’unica voce «come è avvenuto negli Stati Uniti con la nomina dell’immunologo Anthony Fauci, delegato a parlare a nome del presidente».

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