La variante Delta è sempre più dominante, ma i dati dicono che i vaccini tengono la situazione sotto controllo

I casi aumentano, le immunizzazioni anche. E sono l’arma migliore che abbiamo contro le mutazioni del virus

La variante Delta continua la sua corsa prendendo il testimone della variante Alfa, che lascia il passo alla mutazione venuta dall’India. La principale preoccupazione è che ciò comporti un aumento significativo di casi dovuti al nuovo Coronavirus che proporzionalmente si rifletterebbe in un incremento di casi gravi nei più suscettibili. La buona notizia è che i vaccini anti-Covid continuano a garantire l’immunità dalle forme gravi e di conseguenza dalle ospedalizzazioni. Insomma, contrariamente a quanto si pensava, il mutante indiano non buca affatto i vaccini. Ed è proprio sulla copertura vaccinale che si gioca la battaglia più importante. Senza questo grande argine le cose non andrebbero affatto meglio.


Ci interessano i ricoveri, non i casi in assoluto

In Italia si è registrato recentemente un aumento dell’indice Rt da 0,63 a 0,66. I casi sono passati da 9 ogni 100 mila abitanti a 11. Che ci sarebbe stato da noi come nel resto dell’Europa un aumento dei casi, rendendo man mano difficile restare a Rt sotto 1, lo si poteva vedere attraverso i dati spagnoli registrati fin dal 30 giugno. Questi casi in più che potremmo registrare durante l’estate hanno un peso paragonabile a quelli dell’inverno scorso? Non proprio. In realtà i nuovi dati confermano quanto si è visto anche in un recente studio israeliano, in cui la popolazione è stata vaccinata con Comirnaty di Pfizer-BioNTech.


I dati spagnoli, come quelli inglesi e italiani, ci dicono che la crescita nel numero di ospedalizzazioni non dovrebbe essere incisiva, e questo garantisce la tenuta dei nostri reparti di terapia intensiva. Insomma, non dobbiamo vedere solo un indice come Rt, che ha già dimostrato di non essere un metro affidabile della situazione preso singolarmente. La ragione di tutto questo è che nonostante la variante Delta, i vaccini approvati dall’Ema hanno dimostrato di funzionare nel modo che prevedevamo: non nel ridurre i contagi, ma i casi gravi. Anche se la ridotta carica virale nei vaccinati non aiuta certo il virus a trasmettersi.

I vaccini come grande argine

In un recente preprint relativo ai dati della sanità britannica, dove la variante Delta ha dilagato maggiormente in Europa, su un campione di 14.019 sintomatici con variante Delta, 166 risultavano ricoverati. I rapporti di rischio ospedalizzazione con la prima e seconda dose di vaccino erano rispettivamente 0,37 e 0,29. Questo ha permesso ai ricercatori di stimare che l’efficacia di Pfizer tra prima e seconda dose fosse rispettivamente del 94 e 96%. Con AstraZeneca l’efficacia variava tra il 71 e 92%. Dati molto simili a quelli forniti dal PHE.

Altri studi recenti si corroborano con questa immagine: i vaccini di nuova generazione continuano a essere un grande argine contro SARS-CoV-2, a prescindere dalla variante Delta. Ovviamente la presenza di una quota di popolazione ancora reticente alla vaccinazione e l’ingresso in una stagione dell’anno che per antonomasia aumenterà lo spostamento e l’interazione dei giovani, ci costringe a non abbassare la guardia, perché anche se i reparti di terapia intensiva non torneranno saturi, ci saranno comunque nuovi morti.

Gli stessi vaccini non hanno una efficacia del 100% e si prevede che in futuro potranno emergere casi di persone che non rispondono adeguatamente al vaccino, per quanto il loro numero sarebbe notevolmente inferiore rispetto a una situazione di totale assenza di vaccini. Ricordiamo che la variante Delta, come tutte le altre, non è emersa a causa dei vaccini. Le mutazioni del virus erano già in essere ben prima. I virus non sono batteri. Non sanno moltiplicarsi da soli, necessitano delle cellule dei loro ospiti per farlo, ed è qui che si creano le occasioni per nuove versioni del patogeno. Per questo si auspica che un’ampia quota della popolazione possa essere completamente immunizzata (non solo con una dose) nel minor tempo possibile.

Foto di copertina: ANSA/CIRO FUSCO | Persone in giro con il caldo del fine settimana a Napoli, 26 giugno 2021.

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