Green pass, la rivolta dei ristoratori che non chiederanno il certificato: «Venite da noi, pagheremo le multe»

Alcuni di loro si definiscono «professionisti non discriminatori». Su un sito la lista delle attività che «permettono a tutti un libero accesso»

Per il presidente del Consiglio Mario Draghi è una «una condizione per tenere aperte le attività economiche» e scongiurare nuove chiusure in caso di nuova ondata di contagi di Coronavirus. Per alcuni ristoratori rappresenta un modo per scaricare ulteriori responsabilità sugli esercenti, con il rischio di perdere molti clienti. Da domani, venerdì 6 agosto, il Green pass diventerà obbligatorio per accedere ai locali interni di bar, ristoranti, pizzerie, trattorie, taverne e pub. Ma alcuni ristoratori non ci stanno e hanno annunciato l’intenzione di «non piegarsi a regole che sono dannose per noi e l’intera categoria: apriremo le nostre porte, rischiando multe, magari anche la chiusura ma almeno resteremo coerenti», come riferito da un ristoratore del centro di Napoli a la Repubblica.


La mappa degli esercenti No Green pass e No vax

Per permettere ai clienti di accedere alle sale interne dei ristoranti, è stato richiesto ai gestori di verificare all’ingresso dei locali l’autenticità e la validità del Green Pass dei clienti mediante l’app VerificaC19 e a un documento di identità. Ma sono in molti a ritenere «non corretta» la decisione del governo di appaltare ai gestori la verifica della validità della certificazione verde. E c’è chi si ribella. Sui social e attraverso i gruppi Telegram e WhatsApp i ristoratori No Green pass continuano a scambiarsi idee e ad aggregarsi tra loro. Alcuni di loro, che si definiscono «professionisti non discriminatori», hanno anche creato un sito in cui hanno registrato la propria attività tra quelle che «non intendono escludere nessuno, e che permettono a tutti un libero accesso ai propri prodotti e servizi», definendo l’introduzione del Green Pass una forma di «apartheid». 


Schiavo (Confesercenti): «I ristoratori non possono sostituirsi allo Stato nel controllo del Green pass»

«Il Green Pass è come una patente per guidare, non tocca certo all’esercente controllare e comminare l’eventuale multa a chi non ce l’ha – spiega a la Repubblica Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania -. Le nostre attività possono e devono garantire il distanziamento e l’igienizzazione dei locali, devono tenere in ordine e con le mascherine il personale, possono e devono misurare la temperatura ai clienti, ma non certo possono sostituirsi allo Stato nel controllo del possesso del certificato verde. Già sulle imprese grava il rischio economico, l’onere dei controlli non deve gravare sugli imprenditori, non è corretto». Diversi ristoratori non sono per nulla contrari alla certificazione verde, e si sono muniti di tutto il necessario per effettuare i dovuti controlli e adeguato i locali. Non fanno parte delle fronde No vax e No Green pass, anzi. La loro contestazione riguarda il fatto che il ristoratore si dovrà sostituire a un’autorità di vigilanza e controllo della sicurezza pubblica. «Non siamo poliziotti», dicono.

Foto in copertina: ANSA/CLAUDIO PERI

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