No! Science non conferma che i vaccini provocano «gravi effetti indesiderati»: più probabili con la Covid

Come i No vax sono riusciti a piegare il senso di una inchiesta a favore della propria narrazione

Circola un articolo condiviso via Facebook presentato nello stesso identico modo: «Ecco la conferma dei gravi effetti indesiderati dei sieri genici sperimentali dalla più autorevole rivista scientifica del mondo. La pagina Gospa News è stata nascosta da Fb per aver divulgato inchieste analoghe». Il problema è che l’articolo apparso su Science il 20 gennaio 2022, dal titolo «In rare cases, coronavirus vaccines may cause Long Covid–like symptoms», non presenta affatto una narrazione analoga al modo in cui viene presentata. L’inchiesta di Science non dimostra affatto l’esistenza di gravi eventi avversi collegati ai vaccini contro il nuovo Coronavirus. Tratta di Long Covid e di alcuni rari casi (non verificati) in cui sintomi simili sono stati segnalati a seguito del vaccino, senza che questo intacchi l’equilibrio rischi-benefici.

Per chi ha fretta:

  • L’articolo di Science non conferma che i vaccini siano collegati a gravi eventi avversi simili al Long Covid.
  • Nell’inchiesta si evidenzia come sia molto più probabile incorrere ai sintomi del Long Covid se non si è vaccinati.
  • Gli autori di Science mostrano che altri rari eventi avversi, come trombi e miocarditi, non intaccano l’equilibrio rischi-benefici.

Analisi

Le pagine Facebook che stanno distorcendo il senso del lavoro di Science non linkano direttamente la rivista, bensì un articolo di Gospa News, dove il testo originale viene amalgamato assieme ad altre considerazioni e fonti, che con l’originale non hanno niente a che fare.

Uno dei post che condividono l’articolo di Gospanews.net

I collegamenti tra vaccini e Long-Covid non sono dimostrati

Jennifer Couzin Frankel e Gretchen Vogel, che hanno firmato l’articolo di Science, esordiscono con un dato aneddotico: la vicenda dell’insegnante di scuola materna Brianne Dressen, che aveva partecipato alla sperimentazione del vaccino di AstraZeneca. La donna aveva sviluppato «fluttuazioni della frequenza cardiaca, grave debolezza muscolare e ciò che lei descrive come scosse elettriche interne debilitanti». A seguito della frequentazione di forum popolati da persone affette da Long Covid, aveva rafforzato la propria convinzione che i suoi sintomi – pur non essendo mai risultata positiva a SARS-CoV-2 – fossero piuttosto simili. Così, Dressen assieme al marito ha ulteriormente rafforzato queste convinzioni, cercando conferme nella letteratura scientifica. «Con il passare del tempo, i Dressen hanno trovato altre persone che avevano avuto problemi di salute seri e di lunga durata dopo un vaccino COVID-19, indipendentemente dal produttore». 

Questa premessa non dice molto. Notiamo che somiglia ad altre storie dimostratesi infondate, rette dal cherry picking e bias di conferma, dovuto a condizioni particolari in cui persone come Brienne sono più facili all’auto-inganno. Ma i ricercatori del National Institutes of Health (NIH) hanno comunque voluto eseguire delle verifiche, coinvolgendo la stessa Dressen.

«La ricerca era di piccola scala e non ha tratto conclusioni sul fatto o sul modo in cui i vaccini possano aver causato problemi di salute rari e duraturi», continuano gli autori di Science. Secondo Avindra Nath, direttrice clinica del National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS), «i pazienti avevano “associazioni temporali” tra la vaccinazione e la loro salute vacillante». Insomma, non è dimostrato alcun collegamento tra vaccini e Long Covid.

Il caso Brienne Dressen

Prima di continuare la lettura dell’articolo di Science, ricordiamo che del caso Dressen ne avevamo parlato brevemente in un articolo del progetto Open Fact-Checking, perché era una delle fonti del lavoro della Fondazione Hume recentemente promosso da La Verità:

In realtà recentemente è emerso, in un evento pubblico organizzato negli Stati Uniti dal senatore Ron Johnson sul tema dei vaccini ed al quale hanno partecipato numerosi esperti [224], che Brianne Dressen, una donna che nel 2020 ha avuto effetti avversi gravi post-vaccino (ha subito un danno neurologico significativo dopo la prima dose [225]) mentre faceva parte del trial di fase 3 di AstraZeneca negli Stati Uniti, è stata per questo esclusa (withdrawn) dal trial, mentre nello studio del produttore sulla sicurezza e sull’efficacia è stata citata solo come persona “ritiratasi” (withdrew), cosicché lo studio in questione (Falsey et al. [226]) conclude: “No new vaccine-related safety signals were identified…”. Si tratta, ovviamente, di una cosa di una gravità inaudita [Thacker P.D., 2 novembre 2021]. – Fondazione Hume.

Per quanto riguarda il caso di Brianne Dressen – continua il nostro articolo -, l’unica fonte presentata dall’autore è un post del sito 2KutTv. La donna ha affermato che non avrebbe vaccinato i suoi figli. Soffrirebbe infatti di problemi neurologici a seguito dell’assunzione della prima dose di AstraZeneca il 4 novembre 2020. AstraZeneca avrebbe così preventivamente ritirato la donna dalle sperimentazioni. Il senatore Ron Johnson è colui che ha reso noto il caso. Non vi sono altre evidenze. Dovremmo fidarci quindi della genuinità di questa storia o presumere che sia statisticamente significativa.

La ricerca sugli eventi avversi

Frankel e Vogel proseguono ricordando la ricerca sugli eventi avversi di cui sussistono maggiori evidenze, decisamente più discreti rispetto ai sintomi del Long-Covid, che sicuramente è più probabile per chi si ammala senza alcun vaccino: «un raro ma grave disturbo della coagulazione che si verifica dopo i vaccini di AstraZeneca e Johnson & Johnson [vaccini a vettore virale, Ndr] e un infiammazione cardiaca [per esempio le miocarditi, Ndr], documentata dopo [i vaccini a mRNA, Ndr] prodotti da Pfizer e Moderna».

L’indagine sui possibili effetti collaterali presenta un dilemma per i ricercatori: rischiano di fomentare il rigetto dei vaccini che sono generalmente sicuri – continuano gli autori -, efficaci e cruciali per salvare vite umane. […] “Devi stare molto attento” prima di legare i vaccini COVID-19 alle complicazioni, avverte Nath. “Puoi trarre la conclusione sbagliata. … Le implicazioni sono enormi. E i sintomi complessi e persistenti come quelli di Dressen sono ancora più difficili da studiare perché i pazienti possono non avere una diagnosi chiara. 

Sui trombi e le miocarditi associate ai vaccini, in Europa sono state fatte indagini da parte di Ema. Si tratta di casi talmente rari che non è possibile nemmeno confermare un rapporto di causa-effetto. Ad ogni modo, i benefici superano di gran lunga i presunti rischi (ne abbiamo parlato qui e qui). La principale preoccupazione degli autori di Science, come abbiamo visto, è proprio quella di non allontanare le persone dalla vaccinazione, perché quanto emerso non giustifica affatto una reazione simile. Oggi negli ambienti No vax queste riflessioni accademiche sono state ulteriormente distorte, finendo per parlare di vaccini che causano una sindrome analoga all’Aids (Sic!).

La narrazione della Spike tossica

Un passaggio dell’articolo di Science ci preoccupa particolarmente, perché presenta analogie con diverse narrazioni No vax che nulla hanno a che fare col messaggio trasmesso dagli autori, come quella della «proteina Spike tossica»:

Nel novembre 2021 sul New England Journal of Medicine, ha proposto che un meccanismo autoimmune innescato dalla proteina spike SARS-CoV-2 potrebbe spiegare sia i sintomi di Long Covid che alcuni rari effetti collaterali del vaccino, e ha chiesto più ricerche di base per sondare possibili connessioni. 

L’articolo citato non è una ricerca, ma si avanza una ipotesi, ovvero che vi sia un meccanismo autoimmune innescato dalla proteina Spike. Questo è l’antigene che SARS-CoV-2 utilizza per infettare le cellule; in quanto tale risulta il principale bersaglio del Sistema immunitario, per questo è alla base dei vaccini anti-Covid. Questo tema, che meriterebbe di restare confinato nei dibattiti accademici, è invece spesso distorto dai No vax, portando a narrazioni riguardo alla «Spike tossica».

Anche in questo caso la probabilità è molto più alta se l’antigene è usato dal virus, non certo coi vaccini. Ne abbiamo parlato copiose volte con la collaborazione di esperti, per esempio qui, qui e qui.

La ricerca non si fa nei forum online

Gli autori di Science spiegano con notevole aplomb che la narrazione dei vaccini collegati al Long Covid non si fonda su basi solide, tanto per cominciare perché provengono da community online, mentre nelle ricerche nulla di tutto questo risulta con rilevanza.

Le comunità online possono includere molte migliaia di partecipanti – continuano Frankel e Vogel -, ma nessuno sta monitorando pubblicamente questi casi, che sono variabili e difficili da diagnosticare o addirittura classificare. […] Il Long Covid, al contrario, colpisce ovunque dal 5% al ​​30% circa delle persone infette da SARS-CoV-2. I ricercatori stanno facendo progressi provvisori con diverse idee sulla biologia sottostante. Alcuni studi suggeriscono che il virus può in alcuni casi indugiare nei tessuti e causare danni continui. Altre prove indicano che gli effetti collaterali dell’infezione originale potrebbero avere un ruolo anche dopo che il corpo ha eliminato il virus. […] I ricercatori che esplorano gli effetti collaterali post-vaccino sottolineano tutti che il rischio di complicazioni dovute all’infezione da SARS-CoV-2 supera di gran lunga quello di qualsiasi effetto collaterale del vaccino.

Conclusioni

L’articolo di Gospa News riporta parti di una inchiesta di Science e le amalgama con altre. Per quanto nel testo questo collage sia stato distinto coi debiti “caporali”, non sembra che i lettori su Facebook abbiano colto la distinzione, affermando che l’autorevole rivista scientifica abbia confermato un collegamento tra eventi avversi simili al Long Covid e la vaccinazione. Gli autori di Science hanno invece contestualizzato correttamente la narrazione, evidenziando non solo non vi sono evidenze al momento. Se da un lato i vaccini risultano sicuri con benefici superiori ai remoti rischi, dall’altro è dimostrato quanto sia più probabile avere Long Covid contraendo la malattia senza la protezione del vaccino.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

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