G7 verso lo stop dell’oro di Mosca, Biden e Johnson in pressing: «Non molliamo: Kiev deve vincere la guerra»

Londra e Washington guidano il gruppo di Paesi riuniti in Germania già intenzionato a interrompere le importazioni dell’oro russo. Dopo gas e petrolio, il metallo rappresenta la seconda fonte di reddito nelle esportazioni di Mosca

Il presidente del Consiglio Mario Draghi è atterrato a Monaco di Baviera e si sta dirigendo verso il vertice del G7 di Elmau, in Germania. Il summit è iniziato da poche ore, ma ha già prodotto i primi risultati: almeno quattro Paesi si sono detti decisi a vietare l’importazione di nuovo oro dalla Russia. Si tratta di Regno Unito, Canada, Giappone e Stati Uniti. I negoziati sulla mesa al bando del metallo prezioso sono ancora in corso e la decisione non sarebbe ancora chiusa, ma il presidente degli USA Joe Biden la dà già per certa: «Gli Stati Uniti hanno imposto a Putin costi senza precedenti per negargli le entrate di cui ha bisogno per finanziare la sua guerra contro l’Ucraina», ha commentato. «Insieme, il G7 annuncerà che vieteremo l’importazione di oro russo, un’importante esportazione che permette alla Russia di incassare decine di miliardi di dollari», ha concluso. L’obiettivo è quello di sferrare un ulteriore colpo all’economia della Nazione che lo scorso 24 febbraio ha avviato l’invasione dell’Ucraina: dopo l’energia, infatti, l’oro rappresenta la seconda più grande fonte di reddito da export di Mosca.


Boris Johnson stanzia altri 525 milioni per l’Ucraina

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha garantito che l’iniziativa congiunta «colpirà direttamente gli oligarchi russi e colpirà il cuore della macchina da guerra del (presidente Vladimir) Putin». BoJo ha poi ribadito il suo sostegno a Kiev, annunciando un rafforzamento del sostegno finanziario del suo Paese per aiutare l’Ucraina a far fronte all’invasione russa. Ha poi lanciato un appello agli altri leader, affinché non rinuncino a sostenere il Paese che, a suo dire «può vincere e vincerà» questa guerra. «Non è il momento di mollare», ha insistito. Queste parole accompagnano l’offerta da parte di Londra di altri 525 milioni di sterline in garanzie per l’ottenimento di prestiti. Sommati agli altri aiuti finanziari e umanitari concessi quest’anno dal Regno Unito a Kiev, la cifra raggiunge l’1,8 miliardi di sterline.


Von der Leyen: «Rimaniamo al fianco dell’Ucraina», Michel: «Ha bisogno di più aiuti, e glieli daremo»

Una linea condivisa dai vertici europei. «Saremo al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario», ha garantito la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che puntualizza come al centro del G7 ci sarà «l’impatto globale negativo della guerra russa». Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha promesso: «L’Ucraina ha bisogno di più aiuti militari, più aiuti finanziari, e lo faremo». Ha aggiunto che «le azioni della Russia hanno messo il mondo a rischio», ricordando anche che «dal primo giorno abbiamo mostrato unità nel sostenere Kiev e sanzionare Mosca». Michel insiste infatti sull’importanza delle sanzioni coordinate, sulle quali afferma di «puntare molto», essendo inoltre intenzionato a «implementarle».

«Le sanzioni devono impattare sulle facoltà della Russia che sta conducendo una guerra, ma dobbiamo tenere in considerazione anche i nostri interessi economici», ha concluso. Michel ha parlato anche del grano, auspicando che «ci sia al più presto una intesa per permettere al grano ucraino di lasciare i porti del mar Nero», mentre nel frattempo «dobbiamo cercare anche delle alternative attraverso Romania e Polonia».

Le altre misure al vaglio del G7

Tra le armi da sfoderare nella guerra economica alla Russia, potrebbe non esserci solo quella del divieto all’import di oro. Gli Stati Uniti probabilmente riporteranno sul tavolo la questione del price cap al petrolio da Mosca, ovvero un tetto al prezzo del carburante russo. L’Unione Europea potrebbe seguirli: Mosca sta infatti continuando a vendere il proprio greggio a Paesi come l’India e la Cina. Charles Michel ha annunciato a proposito: «Siamo pronti a prendere decisioni», dopo un attento esame di quelli che potrebbero essere gli «effetti collaterali» sulle «nostre economie».

La proposta del presidente Draghi di introdurre un price cap sul gas importato dalla Russia, formulata durante il Consiglio europeo conclusosi ieri, ha invece subìto una temporanea battuta d’arresto. Diversi membri del Consiglio si sono infatti espressi in maniera sfavorevole all’accelerazione, rimandando il confronto a ottobre. A luglio arriverà invece un piano della Commissione Europea per ridurre la domanda energetica dell’Ue, da cui dovrebbe restare escluso il tetto massimo sul gas.

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