In un video di 2 minuti Carlo Calenda torna a esortare Enrico Letta «affinché arrivi una risposta, perché la stiamo aspettando da molto tempo». Il leader di Azione aveva già mandato una lettera, con data 31 luglio, al segretario del Pd con le due condizioni considerate necessarie per un’alleanza nelle prossime elezioni. Due punti che Calenda considera «il minimo sindacale per non mettere insieme un’accozzaglia piena di idee diverse». Il primo riguarda le cosiddette «personalità divisive», ovvero: Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Luigi Di Maio. Rispettivamente, le colpe dei tre sarebbero quelle di aver votato la sfiducia al governo Draghi per 55 volte (cosa che andrebbe in contrasto con l’Agenda Draghi, il programma politico che un’eventuale coalizione porterebbe avanti), di non volere termovalorizzatore e rigassificatore a Roma e di aver distrutto il lavoro del Mise. «È una cosa molto semplice», afferma Calenda che chiede che questi nomi non appaiano nelle liste dei collegi uninominali: «Non ci chiedere di prendere i nostri voti e di mettere il nostro simbolo, quello di Azione e +Europa, per eleggere queste persone». Viceversa, «noi non candideremo agli uninominali personalità divise», assicura.
Un programma comune
Il secondo punto riguarda più l’aspetto politico dell’eventuale coalizione. Si è parlato di Agenda Draghi, ma ciò che manca per Calenda è un vero programma comune. Un modo che, secondo il leader di Azione, andrebbe a valorizzare quelli che sono i punti di incontro tra i vari partiti. «Non tutto, ognuno ha le sue differenze», ma argomenti come salario minimo e ius scholae unirebbero le forze politiche. Solo così, avverte Calenda, si potrà ostacolare «l’ascesa della Meloni» e, in caso di risposta negativa da parte di Letta, «la responsabilità della rottura sarà interamente tua».
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