Lo strano caso dei tamponi Covid del Cnr

Nel 2020 c’era la convenzione ma solo il Piemonte la usò

Fra le tante carte che sollevano dubbi sulla gestione dell’emergenza pandemica nel 2020, c’è anche un folto carteggio fra il presidente M5s della commissione antimafia Nicola Morra, il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e il presidente del Cnr Massimo Inguscio. Nel carteggio con Morra ai primi di aprile 2020 il Cnr offriva la sua disponibilità a processare i tamponi Covid-19 in un momento di particolare caos della sanità pubblica italiana, che era priva di test come di reagenti. Ne nacque nel giro di pochi giorni una vera e propria bozza di convenzione con il servizio sanitario nazionale concordata con la protezione civile, grazie a cui il Cnr mise a disposizione in 14 regioni i propri laboratori con la disponibilità immediata di 314 unità di personale «fra ricercatori, tecnologi e tecnici di laboratorio». Il testo della convenzione porta la data del 18 aprile 2020. E due giorni dopo lo stesso Morra la allega a una lettera regolarmente protocollata inviata a Conte, al ministro degli affari regionali, Francesco Boccia, al ministro della Salute, Roberto Speranza e a tutti i presidenti delle 14 Regioni dove sarebbe stato possibile processare quei tamponi a spese del Cnr in più province. Nella missiva, Morra comunicava a tutti anche il riferimento operativo per attivare la convenzione, individuato dal Cnr nella dottoressa Daniela Corda.


La lettera del Cnr

Quasi nessuno però rispose a quella lettera e soprattutto solo un presidente di Regione, Alberto Cirio che guida il Piemonte, approfittò della convenzione mettendo la sua unità di crisi Covid 19 in contatto con la dottoressa Corda. Nessun cenno di risposta né da Conte, né da Speranza o dagli altri membri del governo nonostante l’indubbia difficoltà del momento a effettuare tamponi e la disponibilità data da un ente pubblico di ricerca nazionale che era sotto la vigilanza dello stesso governo. Così per settimane i tamponi semplicemente non venivano fatti come sarebbe stato necessario, e poi si è trovato il modo di farli coinvolgendo la sanità privata e la rete delle farmacie. Non il Cnr.


La risposta del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio

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