Usa, Donald Trump è stato incriminato: la decisione del gran giurì di New York. L’ex presidente: «Una persecuzione politica»

È la prima volta negli Stati Uniti per un ex presidente

Il gran giurì del tribunale di New York ha votato per l’incriminazione di Donald Trump, come riporta il New York Times. L’accusa di reato non è ancora nota e verrà resa pubblica nei prossimi giorni, ma al centro dell’indagine ci sarebbe il pagamento in nero della pornostar Stormy Daniels durante la campagna elettorale del 2016, che lo portò alla Casa Bianca. È la prima volta negli Stati Uniti che viene incriminato un ex presidente. Secondo i media americani, l’incriminazione è già stata notificata ai legali di Trump. Appena due settimane fa il tycoon aveva lanciato un appello ai suoi fan su Truth: «Malgrado non vi sia prova di reato, e sulle basi di una vecchia favola già sfatata il candidato repubblicano largamente in testa ed ex presidente degli Stati Uniti sarà arrestato martedì della prossima settimana. Protestate! Riprendiamoci la nazione». Poi però il gran giurì di Manhattan aveva più volte aggiornato la seduta e posticipato la decisione, facendo trascorrere una decina di giorni per l’incriminazione. Su Twitter, il figlio Eric Trump ha criticato il tribunale: «Pessima condotta giudiziaria, da terzo mondo. L’attacco opportunistico a un rivale politico in un anno di campagna elettorale». Intanto sono state rafforzate le misure di sicurezza intorno al tribunale in previsione di possibili proteste dei sostenitori di Trump.


La risposta di Trump

Non si è fatta attendere troppo la risposta di Donald Trump, che sul social Truth ha condiviso un lungo comunicato in cui denuncia la «persecuzione politica ed elettorale» ai suoi danni e la «caccia alle streghe» nei suoi confronti che si ritorcerà contro Joe Biden. «Questa è una persecuzione», si legge nel documento, «un’interferenza nel processo elettorale ai suoi più alti livelli nella storia. I democratici hanno mentito, barato e rubato nella loro ossessione tentando di prendere Trump, ma ora hanno fatto l’impensabile, incriminando una persona completamente innocente. I Democratici hanno già mentito e imbrogliato innumerevoli volte in passato, spiando la mia campagna elettorale, ma armare il nostro sistema giudiziario per punire un avversario politico, un ex presidente degli Stati Uniti e il principale candidato alla Casa Bianca, non è mai successo prima». Poi l’attacco al procuratore Alvin Bragg: «È stato scelto e finanziato da Soros, è una disgrazia. Sta facendo il lavoro sporco di Biden, ignorando gli omicidi e i furti e le aggressioni di cui si dovrebbe occupare. Ecco come impiega il suo tempo!». Infine, un messaggio per il presidente Biden: «Questa caccia alle streghe si ritorcerà contro di lui. Dobbiamo sconfiggere prima Bragg, poi Biden e infine scaraventare fuori da ogni incarico fino all’ultimo dei democratici».


L’inchiesta

Ma di cosa è accusato Trump? Come sottolinea il New York Times, il reato specifico non è ancora stato reso noto, ma l’indagine verte su dei presunti pagamenti non dichiarati. Tra gli altri, spicca quello alla pornostar Stormy Daniels, con la quale Trump avrebbe avuto una breve relazione. Nell’ottobre 2016, per evitare che la vicenda finisse sui giornali, Trump avrebbe pagato Daniels in cambio del suo silenzio, anche al fine di evitare una possibile influenza sulle elezioni presidenziali che si sarebbero tenute il mese successivo.

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