Chi è Vincenza Repaci, la ferroviera 25enne che disse tre volte no ai lavori sui binari di Brandizzo: «Poi ho sentito un botto, come una bomba»

La dirigente di movimento che era in sala controllo a Chivasso la sera del 30 agosto è considerata la teste chiave dell’inchiesta

Si chiama Vincenza Repaci (per tutti Enza) ed ha 25 anni, la testimone chiave nell’inchiesta della procura di Ivrea sulla strage ferroviaria di Brandizzo. È lei la giovane dirigente di movimento delle Ferrovie che era di turno alla sala controllo di Chivasso quella sera del 30 agosto. E fu lei, dunque, giovane ma quanto mai consapevole delle proprie responsabilità, a negare per tre volte l’autorizzazione all’inizio dei lavori sui binari sulla tratta Torino-Milano. Avvertimenti ignorati da chi vigilava sulla squadra di operai della Sigifer, per ragioni che saranno le indagini ad accertare. Originaria della Val di Susa, Repaci era stata destinata al posto di Chivasso dopo un periodo di formazione ad Alessandria. I suoi colleghi, riporta il Corriere, la descrivono come una dipendente «appassionata del suo lavoro, scrupolosa, precisa». Ieri, a quattro giorni dal tragico schianto del treno, è stata sentita per tutto il giorno dai pm della procura di Ivrea, Giulia Nicodemi e Valentina Bossi, che coordinano le indagini della Polfer. E ha ribadito la versione che emerge anche dalle registrazioni delle telefonate di quella sera: «L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno», ha spiegato Repaci rievocando i ripetuti scambi avuti con Antonio Massa, il tecnico di Rfi deputato alla «scorta» del cantiere Sigifer, ora indagato insieme con il capocantiere Andrea Girardin Gibin. «Deve passare un treno in ritardo», gli disse la donna in una prima conversazione. «Non potete farlo (i lavori, ndr) prima di mezzanotte», gli ribadì in una seconda telefonata di richiesta di autorizzazione. Quindi la terza, drammatica telefonata, in cui ai dubbi di Massa sul ritardo del convogli merci in arrivo da Alessandria Repaci lo ferma ancora una volta: «Aspetta che chiedo». I ragazzi della Sigifer, a quel punto, sono però già al lavoro sui binari. E non c’è più il tempo di evitare la strage: il treno arriva ad alta velocità e travolge i cinque, mentre Massa è con ogni probabilità ancora al telefono con la dirigente movimento. «Ho sentito un colpo, come di una bomba. Poi è caduta la linea», avrebbe raccontato ieri la donna ai magistrati. Repaci richiama Massa, che le risponde sotto choc: «Sono tutti morti».


La deposizione in procura e l’orgoglio della madre: «Ha gestito tutto al meglio»

Sconvolta dall’accaduto, la giovane ferroviera ha staccato la spina per qualche giorno, lontano dal posto di lavoro. Quindi ieri è rientrata, ed è stata tutto il giorno a colloquio con i magistrati. Cui oltre alle telefonate di quelle ore convulse ha spiegato tanto altro, sforzandosi di ricostruire ogni dettaglio utile di quella notte, così come il contesto dei diversi passaggi procedurali che vengono seguiti quando si aprono cantieri sui binari. Ad attenderla fuori dalla procura di Ivrea per tutto il tempo della deposizione c’erano i genitori. Che hanno potuto riabbracciarla poco prima delle 20. All’uscita dagli uffici della procura, alle 19,40, ad attenderla c’erano il compagno e la mamma. «Sono stupita positivamente di come mia figlia abbia gestito la situazione quella notte», ha commentato orgogliosa la madre della ragazza, citata dalla Stampa. A chi le chiedeva conto della situazione, fuori dal tribunale, aveva già ribadito di essere certa che Enza non abbia la benché minima responsabilità per l’accaduto: «Mia figlia non c’entra nulla con quello che è successo, lei ha fatto il suo lavoro. Noi non c’eravamo quando è avvenuto l’incidente. Ero preoccupata per la sua reazione, continuavo a chiedere a sua sorella come stesse, mi rispondeva che era tranquilla». E dalla sua deposizione potrebbero essere emersi altri dettagli cruciali per permettere alle indagini di avanzare.


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