Putin gongola dopo lo stop Usa agli aiuti all’Ucraina: «Occidente arrogante, presto le elezioni cambieranno il vento»

Al forum Valdai di Sochi il presidente russo stigmatizza la «irresponsabilità» dei leader occidentali e assicura: «In Ucraina non vogliamo nuovi territori»

Trattiene a fatica l’entusiasmo Vladimir Putin, a pochi giorni dal weekend che gli ha «regalato», in Europa, la vittoria di Robert Fico in Slovacchia, negli Usa il pesante sgambetto inflitto dai Repubblicani “teleguidati” da Donald Trump alla Casa Bianca sull’Ucraina: risultato, in entrambi i Paesi, la prospettiva di una possibile riduzione fino allo zero degli aiuti militari a Kiev. Minaccia esiziale per il governo di Volodymyr Zelensky, opportunità d’oro per il leader russo, mentre dopo oltre 19 mesi di combattimenti la situazione sul terreno militare resta di stallo. «L’arroganza di alcuni Paesi dell’Occidente era semplicemente esagerata. Non c’è altro modo per dirlo», ha detto Putin tenendo un discorso al forum Valdai di Sochi. Ma ora s’intravede un’altra strada, almeno dal punto di vista del Cremlino: «In futuro la congiuntura in Occidente potrebbe cambiare: un cambiamento politico interno è possibile dopo le elezioni». Ad andare al voto nelle prossime settimane saranno la Polonia, dove il tema di un possibile stop agli aiuti militari a Kiev ha infiammato nelle scorse settimane la campagna, poi a novembre i Paesi Bassi. A giugno sarà la volta del rinnovo del Parlamento europeo e a cascata di tutte le istituzioni Ue. Ma il piatto forte del tavolo del 2024 sarà evidentemente il voto per la Casa Bianca, dove Donald Trump si prepara a contendere una seconda volta la presidenza all’uscente Joe Biden. Esito che coronerebbe le speranze di Putin, i cui troll già nel 2016 operarono per favorire l’ascesa del tycoon a discapito della democratica Hillary Clinton.


La Russia, la Nato e il «nuovo ordine mondiale»

Le attuali élite occidentali sono «irresponsabili» a confronto con quelle dell’epoca della Guerra Fredda, ha osservato ancora Putin, che è anche tornato a lamentare quella che considera un’occasione persa del periodo di assestamento post-1989. «Proposi che la Russia entrasse nella Nato, ma l’idea fu respinta», ha detto Putin, ribadendo poi la surreale tesi secondo cui «la Russia non ha iniziato la cosiddetta guerra in Ucraina. Anzi, sta cercando di porvi fine». Per il leader del Cremlino l’obiettivo di Mosca nell’attuale conflitto, comunque, non sarebbe quello di un’espansione territoriale. «La crisi ucraina non è un conflitto territoriale, vorrei sottolinearlo. La Russia è il paese più grande del mondo in termini di territorio», ha detto Putin al Valdai Discussion Club di Sochi. Di più: «Non abbiamo alcun interesse a conquistare ulteriori territori. Abbiamo abbastanza aree da sviluppare, che si tratti della Siberia, della Siberia orientale o dell’Estremo Oriente. Questo non è un conflitto territoriale e nemmeno una questione di stabilire un equilibrio geopolitico regionale». E allora perché invadere l’Ucraina e bombardarla ogni giorno da quasi 20 mesi? Per Putin, «la questione è molto più ampia e fondamentale: stiamo parlando dei principi su cui si baserà un nuovo ordine mondiale. Una pace duratura sarà stabilita solo quando tutti si sentiranno al sicuro». Qualsiasi cosa ciò voglia dire.


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