Montaigner, Putin, Cateno De Luca ma anche Giorgia Meloni. Ecco i punti di riferimento dei leader dei trattori in marcia

Uno è un consigliere comunale di Fratelli di Italia, qualche guaio con fisco e cambiali per gli altri

Ora è il primo a proporsi per salire giovedì 8 febbraio sul palco del teatro Ariston durante il Festival di Sanremo. Quattro anni fa però Danilo Caivani, ex Forcone e ora leader della protesta dei trattori alla guida del Cra (Comitato agricoltori traditi) invitava i suoi seguaci a boicottare la manifestazione canora. «Io non guardo il Festival di Sanremo», postava Calvani, «perché chi vomita odio sugli italiani non deve salire sul palco del Festival pagato dagli italiani». Ce l’aveva con la partecipazione già annunciata da Amadeus di Rula Jebreal che avrebbe letto poi un monologo.


No vax convinto, filorusso, fan di Vannacci ma non di Salvini: ecco l’ex forcone

Calvani – classe 1962 – fra tutti i leader della protesta di questi giorni è fra i più noti perché già alla testa dei forconi qualche anno fa. Agricoltore di Latina, la sua famiglia ha però venduto l’azienda agricola in cui si è fatto le ossa, che qualche anno dopo il passaggio delle consegne è stata in gran parte distrutta da un incendio doloso. Cancellate dal registro delle imprese anche tutte le altre di cui l’ex forcone è stato socio (una coltivava ortaggi, meloni e tuberi). Da anni fa soprattutto battaglie politiche, con le quali ha cavalcato tutti i temi cari ai populisti. No vax e no green pass, nei mesi ha fulminato gran parte dei virologi, da Roberto Burioni a Matteo Bassetti. Fan al contrario di Luc Montagnier e del medico italiano Giuseppe De Donno, convinto di avere trovato una cura alternativa per il Covid e poi morto suicida nel 2021. Calvani è stato in prima linea contro gli aiuti dell’Italia all’Ucraina, mostrando di avere una certa simpatia per la Russia di Vladimir Putin. Nemico dei giornalisti (più volte ha postato un cartello scritto a mano su cui era scritto «In Italia si vendono più giornalisti che giornali»), e pure di papa Francesco che non riconosce, sostenendo che il «suo Papa» resta Joseph Ratzinger. Complottista anche sulla fine di Giovanni Paolo I, che secondo lui sarebbe stato ucciso dalla massoneria che stava combattendo. Fan sfegatato di Alessandro Meluzzi e del procuratore Nicola Gratteri, negli ultimi tempi Calvani era sembrato folgorato pure dal generale Roberto Vannacci. Ma non di Matteo Salvini, che secondo lui ha abbandonato le vere battaglie sull’agricoltura. Lo deride in un fontomontaggio così: «Ogni epoca ha il suo Badoglio»…


Mariano il forcone che poi si è candidato con Cateno De Luca

Nel gruppo di testa della protesta di questi giorni c’è anche un’altra vecchia conoscenza come Mariano Ferro, fondatore del Popolo dei forconi con cui si era candidato senza successo nel 2012 alle regionali in Sicilia. La politica è sempre stata la sua passione e infatti nel 2022 ha riprovato a candidarsi sempre alle regionali, questa volta nella lista che supportava Cateno De Luca. Ha fatto la sua campagna elettorale tutta contro l’ex governatore siciliano di Fratelli di Italia, Nello Musumeci, che addirittura secondo lui sarebbe stato «l’inganno più grande avuto nella storia della politica siciliana». Ferro aveva registrato una impresa familiare poi cancellata e per 12 anni ha guidato da presidente una coop agricola, la Linea Verde ad Avola, in provincia di Siracusa. L’impresa però nel 2010 è stata sciolta «per atto dell’autorità».

Gli altri leader: dal pastore sardo al fratello di Italia al toscano fan di Vasco Rossi

A sentire i diretti interessati il movimento di protesta non ha veri e propri leader, ma davanti alle telecamere e in testa alle rivolte territoriali sono finiti sempre gli stessi. C’è Roberto Congia, pastore di pecore e capre in Sardegna, a Sanluri, su tre terreni che per qualche tempo ha pignorato Equitalia (poi il debito è stato saldato). Congia è alla guida di Mps, che non è una banca ma il Movimento dei pastori sardi che furono al centro della rivolta sulle quote latte . In Lombardia invece il leader è Davide Pedrotti, socio ad Asola, in provincia di Mantova, di due società agricole con i suoi famigliari. In Veneto invece il personaggio più noto è Giorgio Bissoli, che è alla testa del movimento Azione rurale. Anche lui fa politica, ed è militante di Fratelli di Italia con cui si è candidato alle elezioni comunali di Cerea, piccolo comune in provincia di Verona. Ce l’ha fatta, ed è consigliere comunale per altro in maggioranza, visto che il sindaco appartiene al suo stesso schieramento. In Toscana c’è invece la testa del Movimento riscatto agricolo, e il personaggio di punta è Salvatore Fais, ragazzo di Poggibonsi (classe 1993) che sembra un fotomodello e fa il pastore con le pecore lavorando poi il formaggio nell’azienda agricola di mamma e papà, la Fais e Serra. Ha avuto qualche problema con il fisco in passato per sei cambiali da 500 euro non onorate, ma poi la cosa si è chiusa. Ci tiene a fare sapere che né lui né il suo movimento sono politicizzati. Ora è alle porte di Roma e vorrebbe tanto essere ricevuto da Giorgia Meloni. Si capisce che non gli piace affatto Calvani, mentre dai suoi profili social è ben chiaro come il suo vero mito sia Vasco Rossi.

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