Il ciclone Milei a Roma: sventola di tweet per magnificare gli incontri col Papa e Meloni. «Ora i comunisti tremano» – Foto e video

Il presidente argentino dà grande risalto agli incontri in Italia. E da Nicola Porro su Rete 4 rilancia le sue teorie anarco-capitaliste

Giornata di intensi incontri istituzionali – tutti senza conferenza stampa – oggi per il presidente dell’Argentina Javier Milei a Roma, dove è arrivato due giorni fa. Col Papa, che aveva già incontrato domenica, col presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la premier Giorgia Meloni. In ognuno di questi incontri si è parlato dei rapporti tra Italia e Argentina, storicamente molto solidi vista la storica componente di immigrazione italiana nel paese sudamericano. Nessuna dichiarazione congiunta, per l’appunto, con la premier italiana – che si è limitata a diffondere un asciutto comunicato sull’importanza della cooperazione tra i due Paesi: «Abbiamo dialogato sullo sviluppo di nuovi partenariati in settori chiave per le nostre economie come l’energia, le infrastrutture e l’agroalimentare». Milei allora ha lasciato che a parlare fossero decine e decine di tweet, o meglio di rilanci di tweet altrui che con toni diversi magnificavano l’importanza dei suoi incontri romani:«Il mondo ora ci rispetta»; «Che presidente!»; «Guardate Meloni come sorride felice», si legge fra l’altro in alcuni dei commenti rilanciati. Altri più politici riprendono i temi più corrosivi della narrativa populista di Milei: «L’ultimo incontro prima della distruzione del comunismo», «Trema il comunismo», è il tenore dei messaggi volentieri rilanciati dal discusso presidente argentino.


La dottrina-Milei su Rete 4

Per spiegare con la propria voce il suo pensiero, invece, Milei si è affidato ai microfoni di Nicola Porro, con un’ampia intervista a Quarta Repubblica: «Per il 75% sono italiano, assolutamente italiano perché i due genitori di mio padre erano italiani» e «da parte di mia mamma, sua madre era di origine italiana e il padre di origine jugoslave. Di conseguenza, ho il 75% di sangue italiano», dice nell’intervista spiegando anche quanto, a proposito di cultura italiana, ami l’Opera: «Ho una passione incredibile per l’Opera italiana, soprattutto la parte che si riferisce a Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini». Per il resto, Milei ha ripetuto anche a Porro la “filosofia” che l’ha portato a vincere le elezioni in Argentina: «Filosoficamente sono anarcocapitalista e quindi sento un profondo disprezzo per lo Stato. Io ritengo che lo Stato sia il nemico, penso che lo Stato sia un’associazione criminale». «Di fatto lo Stato è un’associazione criminale in cui un insieme di politici si mettono d’accordo e decidono di utilizzare il monopolio per rubare le risorse del settore privato. Il metodo dello Stato è rubare. Ogni volta che vai a comprare qualcosa in un luogo, lo Stato ti deruba tramite le tasse». Ha dunque pensato, dice, di partecipare ai meccanismi dello stato per «dinamitarlo» dall’interno.


La situazione in Argentina

In Argentina intanto il suo governo procede con l’attuazione delle riforme iperliberiste promesse, sebbene non senza difficoltà. Il suo Decreto di necessità e urgenza (Dnu), con più di trecento norme, che prevede di privatizzare e deregolamentare il mercato degli affitti, il diritto del lavoro, e mettere sul mercato buona parte dei beni pubblici, firmato dieci giorni dopo l’insediamento – immediatamente operativo con un meccanismo analogo ai decreti italiani – è stato convertito dalla Camera bassa, grazie all’appoggio del fronte conservatore. Ha però dovuto subire alcune modifiche, specie in termini di privatizzazioni, come spiega il Guardian. La riforma del mercato del lavoro, invece, è ora oggetto di controversie legali, dopo il ricorso del sindacato Cgt ad un tribunale argentino che ha accettato di valutare la questione. La legge che conferiva i pieni poteri al presidente, invece, è stata ritirata la scorsa settimana.

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