La furia di Medvedev dopo la morte di Navalny: «Sua moglie non aspettava altro per fare carriera. Arriveremo presto a Kiev» – I video

La replica della vedova al delfino di Putin: «Non conta nulla». L’Ue: «Un eterno numero 2, si faccia curare»

La morte di Alexei Navalny. Le uccisori “misteriose” di altri dissidenti e disertori, anche fuori dai confini dalla Russia. La ritirata delle truppe ucraine da Avdiivka e i dubbi sul futuro del sostegno occidentale a Kiev. Il Cremlino gongola per gli ultimi sviluppi interni ed internazionali, e a confermare quello che pare essere un sadico buon umore dei vertici della Russia – intuibile anche dal siparietto inscenato da Vladimir Putin con una studentessa italiana – arriva oggi l’intervista all’ex primo ministro di Putin, Dmitry Medvedev. Che torna a sparare slogan oltranzisti e a vomitare odio su tutti i nemici del Cremlino rispondendo alle domande di alcuni “giornalisti” russi. Primo punto all’ordine del giorno: le prospettive della guerra con l’Ucraina. Medevev è talmente ringalluzzito dagli ultimi sviluppi da dirsi convinto che le truppe russe arriveranno presto sino a Kiev. «Per conseguire gli obiettivi dell’operazione speciale è necessario, ci arriveremo: se non ora tra qualche tempo. Per due ragioni di fondo: primo, Kiev è una città russa; secondo, rappresenta una minaccia all’esistenza della Federazione Russa». Di più, s’infervora il vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale di Mosca: «La minaccia è internazionale. Nonostante Kiev sia una città con radici russe è guidata da una brigata internazionale di nemici della Russia, guidata dagli Stati Uniti». Non pago della minaccia sulla capitale, Medvedev dice anche che la Russia mira a riprendersi quanto prima Odessa: «Torna a casa, ti aspettiamo: è una città russa!».


Gli insulti al disertore ucciso e alla vedova di Navalny

Nell’intervista ai media russi poi Medvedev se la prende anche con i morti: da Alexei Navalny a Maxim Kuzminov, il pilota di elicotteri che nell’agosto 2023 disertò l’esercito russo assassinato la scorsa settimana in Spagna. «Un cane fa la fine di un cane», è il commento gelido del delfino di Putin. Quanto a Navalny, archiviata la morte del più spavaldo oppositore del Cremlino, ora le “attenzioni” sono tutte per la vedova, Yulia Navalnaya, che ha proclamato di voler onorare la memoria del defunto marito proseguendone lei stessa il lavoro. «Guardate la faccia sorridente, felice, della vedova di Navalny. Pare che non aspettasse altro da anni per lanciare alla grande la sua carriera politica. Come infatti ha già detto. Tutto molto triste», è l’affondo di Medvedev nell’intervista. «Registreremo ogni sua parola, non ne dimenticheremo nessuna, e poi lo faremo rispondere di ognuna», ha scritto su X la portavoce del team Navalny, Kira Yarmysh, postando l’estratto video della dichiarazione. Diversa la reazione dell’interessata, però: «Perché mi difendete da Medvedev? È uno spreco», ha replicato sempre via X Yulia Navalnaya. «Vi propongono appositamente una persona che non conta niente perché voi vi sfoghiate su di lui. Scrivete che Putin ha ucciso Alexei. Scrivetelo ogni giorno finché avrete le forze».


La replica fuori dai denti dell’Ue

Alle dichiarazioni oltranziste di Medvedev ha risposto per una volta fuori dal compassato gergo brussellese anche il portavoce della Commissione Ue per gli affari esteri, Peter Stano. Presentatosi in sala stampa con una maglietta di sostegno all’Ucraina al posto della grisaglia d’ordinanza, il combattivo portavoce ha scandito quesa replica: «Normalmente non commentiamo le dichiarazioni bizzarre, specialmente di un eterno numero 2 alla disperata ricerca di visibilità. Non possiamo che consigliargli di farsi curare i suoi evidenti problemi di salute mentale, anche se non sono sicuro che lo Stato russo con i miliardi che butta in questa guerra illegale contro l’Ucraina possa ancora permettersi di investire qualcosa nell’assistenza sociale e sanitaria per la propria gente».

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