Nicolai Lilin e le bufale sulla strage di Mosca. Chi è il candidato di Michele Santoro alle Europee 2024

Nel 2014 aveva diffuso una grossa bufala sull’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines, basandosi su un sito satirico tedesco

Due sono le principali notizie false diffuse a seguito della strage al Crocus City Hall di Mosca, entrambe create in ottica anti Ucraina. La prima riguarda un deepfake realizzato per attribuire delle inesistenti dichiarazioni di Alexei Danilov, segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina. La seconda riguarda la falsa identità attribuita a uno degli uomini fermati e torturati dalle autorità russe. Generate dalla propaganda russa, sono state condivise al pubblico italiano attraverso il canale Telegram di Nicolai Lilin. Attualmente candidato alle Europee 2024 nella lista “Pace Terra Dignità” di Michele Santoro, fin dal 2014 ospite dei suoi programmi televisivi, l’autore del libro “Educazione siberiana” si era già reso protagonista per la diffusione di una grossa bufala contro l’Ucraina sull’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines, basandosi su un sito satirico tedesco. Questa è solo la punta dell’iceberg delle false notizie circolate negli ambienti filorussi che sono state condivise dall’attuale candidato di “Pace Terra Dignità”. Tra le più recenti, quelle che vedono la moglie di Navalny una poco di buono che tradiva il marito mentre si trovava in carcere. In questo articolo riproponiamo qualche esempio.

La bufala delle bandiere naziste a Kiev nel 2014

Nicolai Lilin curava il blog “Il vento dell’Est” all’interno del sito de L’Espresso. In un articolo del 9 luglio 2014, dal titolo “Quando la democrazia si sposa con il nazismo”, l’autore riportava la foto di una bandiera nazista posta accanto a quella Ucraina con la seguente didascalia: «I valori europei interpretati dai neonazisti di Maidan». Un’immagine che di fatto risulta funzionale alla propaganda russa che vede la rivoluzione del 2014 come un “colpo di Stato neonazista”.

La scena, in realtà, mostrava il set cinematografico di un film russo realizzato nel 2011 dal titolo “Матч” (“Match“) che racconta della “Partita della morte” che avrebbe ispirato il famoso film americano “Fuga per la vittoria“.

Il fantomatico pilota ucraino e il sito satirico sul volo MH17

«Il pilota ucraino che confessa di aver sparato sull’aereo malese» titolava un articolo del sito “La Fucina” gestito nel 2014 dalla Casaleggio Associati. Pubblicato il 29 luglio di quell’anno, la fonte era un post Facebook di Nicolai Lilin che a sua volta citava il sito tedesco “Verità per la Germania” (Wahrheit fuer Deutschland) spacciato per giornale nonostante la grafica estremamente amatoriale e la totale assenza di riferimenti sulla fantomatica redazione. Ecco il testo del suo post riportato da “La Fucina”:

Aggiornamenti interessanti sul Boeing malese abbattuto in Ucraina arrivano dal giornale tedesco Wahrheit fuer Deutschland. Sul sito di questo giornale è pubblicato un articolo nel quale un pilota ucraino del caccia Su-25 ha confessato di aver sparato con una mitragliatrice di bordo sull’aereo del volo MH-17 della compagnia Malaysia Airlines. Secondo l’intervistato era il suo aereo quello catturato dalle immagini satellitari presentate in una conferenza stampa dal Ministero della Difesa della Federazione Russa. Il giornale definisce questo come un piccolo trionfo per i simpatizzanti di Putin.

In quei giorni, come dimostrato da un salvataggio su WebArchive del 31 luglio 2014, il fantomatico “giornale tedesco” modifica l’articolo aggiungendo una precisazione in rosso e in tre lingue (inglese, russo e tedesco) subito dopo il titolo: «The source of this article is a satire page». Insomma, era tutta una bufala. Oggi sappiamo con certezza che ad abbattere il volo malese furono i separatisti e i russi.

La falsa copertina del magazine spagnolo contro Zelensky

Il 4 luglio 2023, Nicolai Lilin pubblica sul proprio canale Telegram una fantomatica copertina del magazine spagnolo El Jueves nel quale si vede Greta Thunberg rimproverare Volodymyr Zelensky, che sarebbe colpevole di distruggere lo strato di ozono con la «sua controffensiva». Come abbiamo spiegato a Open Fact-checking, bastava visitare il sito ufficiale del magazine per scoprire che tale copertina non è mai esistita.

Il falso striscione a New York contro Zelensky

In un post Telegram pubblicato il 5 luglio 2023, Nicolai Lilin condivide un video con il seguente commento: «Striscione a New York: “No a Zelensky, no alla guerra”. Spero che non sia uno fotomontaggio…».

Il video era stato effettivamente manipolato, come abbiamo spiegato in un fact-check del 20 luglio 2023. Ecco il confronto tra la clip falsa (in alto) e quella vera (in basso) pubblicata su Youtube il 15 luglio 2021, molto tempo prima dell’invasione su vasta scala dei russi in Ucraina.

La bufala della protesta contro Zelensky a Odessa

Il 4 settembre 2023, Nicolai Lilin pubblicò nella sua pagina Facebook (che risulta attualmente rimossa) un reel che riprendeva, secondo la narrazione proposta, una manifestazione a Odessa contro quello che definisce «il regime di Zelenskij». Lilin parla di una notizia «che i media italiani non vi racconteranno mai» e c’è una ragione.

Come abbiamo spiegato in un articolo della sezione Fact-checking di Open, quella nel video non era affatto una manifestazione a Odessa contro Zelensky. In realtà, i manifestanti chiedevano alle autorità locali di annullare le gare d’appalto per la ricostruzione degli edifici, preferendo dare i soldi pubblici alle forze armate.

Le bufale contro Yulia Navalnaya

Il 22 febbraio 2024, Nicolai Lilin pubblica il seguente post sul suo profilo Instagram:

Mentre l’allegra vedova del defunto “oppositore” Navalny si aggira per la conferenza di Monaco di Baviera e diffonde i messaggi video in cui minaccia di continuare la “lotta” del marito, sono cominciati a emergere fatti scandalosi che purtroppo non si adattano all’immagine della “fedele moglie del rivoluzionario anti putiniano”.

Nel video condiviso nel post troviamo due bufale spiegate dalla sezione Fact-checking di Open. La prima riguarda le foto con alcuni uomini, indicati falsamente come suoi amanti, e delle fantomatiche prenotazioni Booking che dimostrerebbero il tradimento matrimoniale di Yulia nei confronti del defunto marito Navalny. L’altra, invece, riguarda il fotomontaggio di Yulia mentre abbraccia un uomo. La foto originale ritraeva Yulia e Navalny.

Poco prima, Lilin pubblica un altro post Instagram dove viene riportato un fantomatico audio della madre di Navalny che accusa Yulia di sfruttare il figlio. Si trattava anche in questo caso di una bufala, generata con l’intelligenza artificiale, condivisa prima dai canali russi e poi smentita dagli stessi.

Queste e molte altre bufale di propaganda

La lista continua, passando dagli inesistenti graffiti contro Zelensky in giro per l’Europa alle riprese della propaganda russa. Nicolai Lilin, infatti, sosteneva di aver “verificato” che Human Rights Watch (HRW) avesse accusato l’Ucraina di aver massacrato i civili con armi a grappolo. La narrazione era stata effettivamente diffusa dai media russi, tanto da destare l’interesse della firmataria del report tirato in ballo, Maria Wareham.

In un articolo pubblicato sul sito ufficiale di HRW, Wereham contestò la manipolazione della notizia da parte dei media russi controllati dal Cremlino, accusandoli apertamente di non menzionare l’uso ripetuto delle armi a grappolo da parte della stessa Russia in Ucraina. Nel 2022, riporta ancora Wareham, una munizione a grappolo russa «uccise almeno 58 civili e ne ferì oltre 100». Come se non bastasse, riporta un altro dato ignorato dalla propaganda russa:

Il Cluster Munition Monitor ha scoperto che la Russia è responsabile di oltre il 90% degli attacchi con munizioni a grappolo che hanno ucciso e ferito 890 ucraini nel 2022, la stragrande maggioranza civili.

Nel suo articolo, Wareham conclude il suo intervento con la seguente sentenza: «La copertura mediatica selettiva della Russia ci dice più sullo stato distopico dei media russi che sul vero problema delle munizioni a grappolo».

Leggi anche: