«I droni russi in Polonia? Incidente, provocazione o false flag»


Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, dice che ci sono tre ipotesi sulla storia dei droni russi che hanno penetrato lo spazio aereo polacco. Ovvero una provocazione russa, un incidente o un’operazione false flag. Quella dell’attacco russo o della provocazione, sposata sin da subito dall’Unione Europea, non ha convinto gli Stati Uniti. Mentre secondo l’esperto, che parla in un’intervista al Fatto Quotidiano, per fare chiarezza bisogna partire dal modello di droni. Ovvero il Gerbera, apparecchio russo che di solito viene usato come esca. Con il drone si simula il volo dello Shahed (Geran 2 per i russi) per localizzare le difese aeree nemiche, che poi vengono attaccate dai Geran 2 o da missili.
I droni russi Gerbera
Con un attacco del genere i russi avrebbero potuto voler dimostrare ai polacchi che nonostante la Nato i droni russi riescono a viaggiare per 300 chilometri in territorio polacco. «Dunque, avrebbero attaccato attraverso la Bielorussia nel momento in cui l’Europa valutava di mandare militari in Ucraina. Cioè, fanno presente che possono penetrare in una zona strategica, dove è sita la base di Rezszow, dove si concentrano tutti gli aiuti militari per l’Ucraina. Ma c’è qualcosa che rende questa versione poco credibile». Ovvero che la Bielorussia, alleata di Putin, ha visto i droni, ne ha abbattuti alcuni e ha avvisato la Lituania e la Polonia. «Che Minsk non voglia prendersi responsabilità di un’azione russa è possibile, ma che vada a informare preventivamente la Nato è strano», conclude Gaiani.
La seconda ipotesi
La seconda ipotesi è quella dell’incidente. I mezzi potrebbero essere semplicemente finiti fuori rotta. «Può trattarsi di un guasto, un incidente, uno sconfinamento non voluto, determinato dalle contromisure elettroniche ucraine. E tra l’altro è già successo: nel marzo 2022 un vecchio drone ucraino Tu-141 decollato da Odessa per sorvolare il Donbass, disturbato dai russi, si è schiantato al suolo in Croazia», spiega Gaiani. Ma se ne possono deviare 19? «Molto difficile. Forse la programmazione di questo sciame di droni era sbagliata. Anche la Nato ha detto che è un’operazione voluta, ma non è un attacco».
La false flag
Infine c’è l’ipotesi di un’operazione false flag. Che potrebbe partire dall’interesse di Ucraina e Polonia «nel voler mostrare la vulnerabilità dell’Occidente per esaltare l’allarmismo e consolidare l’idea della minaccia russa». Questo rientrerebbe nel messaggio “dobbiamo armarci perché dopo l’Ucraina tocca a noi”. «Kiev, d’accordo con Varsavia, può aver rimesso in condizione di volo dei Gerbera abbattuti o caduti sul suolo ucraino: la Bielorussia li vede arrivare, non capisce cosa succede (è previsto che i russi avvisino i bielorussi se fanno operazioni nel loro spazio aereo) e ne abbatte qualcuno».
Il Nord Stream
Poi Gaiani ricorda il Nord Stream: «Le indagini tedesche sull’esplosione del gasdotto per cui sono stati arrestati degli ufficiali ucraini, hanno dimostrato che queste operazioni in collaborazione non sono nuove. Voglio ricordare che quando è esploso il Nord Stream, creando scalpore, Radoslav Sikorski, all’epoca ex ministro degli Esteri e attualmente di nuovo in carica, il 28 settembre 2022 scrisse sui social: ‘Grazie, Usa’». E infine: «Chiunque l’abbia fatto, ha vinto: se sono stati i russi, hanno mostrato di saper penetrare nei territori della Nato; se è una messinscena ucraina e polacca, ha dimostrato la necessità di maggiori sforzi dell’Alleanza contro la minaccia russa. Comunque, questa vicenda ha concesso a tutti di fare speculazioni».