Emis Killa truffato con un video mandato su Instagram: «Si dovrebbero cancellare dalla faccia della terra»


Un video con una bambina sofferente, il link per fare una donazione, l’amara scoperta. È questa la truffa nella quale è cascato Emiliano Rudolf Giambelli, 35 anni, per tutti Emis Killa, uno dei più seguiti rapper della scena italiana. «Non c’è limite al peggio – ha scritto in una storia su Instagram l’artista di Vimercate – L’altro ieri notte qualcuno mi ha inviato il video di una povera bambina visibilmente molto malata, con annesso profilo per avviare raccolta fondi. Clicco sul link e con il cuore a pezzi invio una donazione per completare l’obiettivo segnato. Da lì una successione di eventi che non sto a elencarvi mi insospettiscono, quindi mi metto in contatto con una persona di “go found me” che stamattina mi conferma che è una truffa. L’unica cosa che so è che da qualche parte nel mondo questa povera bimba esiste per davvero, ma le persone che speculano su storie come questa per rubare soldi al prossimo con il cuore buono, si dovrebbero cancellare non solo dai social ma dalla faccia della terra».

La reazione del pubblico che ha fatto infuriare il rapper
Una volta resosi conto della truffa Emis Killa non si limita ad incassare il colpo ma rilancia una pagina Instagram che si occupa proprio della segnalazione di truffe con al centro presunti bambini bisognosi di cure. L’autore di hit come Fuoco e benzina e Parole di ghiaccio però si accorge che alcuni suoi fan non commentano dimostrando solidarietà ma, al contrario, accusandolo di farsi grande della propria beneficenza, arrivando perfino a pensare che lui stesse chiedendo del denaro ai suoi follower. Così un’altra storia per mettere in chiaro la situazione: «Ragazzi, non so se è ridere o farmi girare i coglioni, cioè non so se avete capito cosa in questo momento qualcuno sta insinuando, che io ho fatto questa denuncia sociale riguardo alla truffa speculando sui bambini malati per un tornaconto personale. Cioè, non per segnalare che ci sono degli infami, che ancora tra l’altro stanno raccogliendo soldi perché vedo che i profili sono ancora lì, usando le immagini di una bambina che, ahimè, ho scoperto che è pure venuta a mancare. No, secondo queste persone io dovevo stare zitto, farmi ridare i soldi e non dire niente, perché sennò è per farti bello. Se non fosse chiaro il focus: il punto non era sulla mia beneficenza, perché la beneficenza l’ho sempre fatta in privato, fino a prova contraria, finché non saltava fuori ‘sta roba della truffa, nessuno sapeva un cazzo neanche di questo di gesto, perché io le cose le faccio per conto mio. Però se permettete, se vado a scoprire una roba del genere, quantomeno mi premuro che nessuno venga inculato come hanno fatto con me e che non si arricchiscano ‘sti infamoni. Mannaggia a voi – chiude – Poi dite: “Fai denuncia sociale!”, Poi se lo fai rompete i coglioni, non siete mai contenti».