Lorenzo Bonicelli costretto all’immobilità dopo la caduta agli anelli: «All’inizio non volevo vedere nessuno: ora mi preparo per le paralimpiadi»

«Mi preme far vedere che sono lo stesso di sempre, nonostante l’incidente». Parla così Lorenzo Bonicelli, il 23enne azzurro che la scorsa estate è caduto alle Universiadi durante un triplo salto mortale agli anelli. Quell’incidente gli ha causato un trauma distorsivo cervicale con sublussazione della quinta vertebra. In parole più semplici: l’immobilità. «All’inizio è stato uno sforzo. Non volevo vedere nessuno al di fuori dei genitori, delle sorelle e della mia fidanzata Lisa. Ero categorico, zero visite, preferivo isolarmi. Poi ho capito che avevo bisogno di vedere i miei amici. Ora vengono a trovarmi e mi piace vedere che nessuno di loro ha cambiato approccio nei miei confronti», racconta il giovane atleta in un’intervista al Corriere della Sera.
La riabilitazione in ospedale
A più di 4 mesi dall’incidente, Lorenzo Bonicelli è ancora all’Unità spinale unipolare dell’ospedale Niguarda, dove ogni giorno ha due sedute di terapia, oltre a procedure di allettamento ed elettrostimolazione. «Sono rimasto un atleta, è la mia indole, dico ai terapisti: fatemi lavorare, non tenetemi in gabbia. Il risultato è che mi hanno riempito il programma giornaliero, la sera torno in camera distrutto», racconta il 23enne. «Adesso sono sulla carrozzina elettronica perché purtroppo al mio percorso clinico si sono aggiunte le lesioni da decubito. Le piaghe fanno molto male, mi hanno spiegato che è una cosa fisiologica nella mia condizione».
L’obiettivo paralimpiadi
Dopo i primi mesi di riabilitazione, Lorenzo ha notato i primi progressi: «Un mese fa mi sono emozionato tanto. Per la prima volta mi hanno fatto provare la carrozzina manuale, quella a spinta. Andavo da solo da un atrio all’altro con la forza delle braccia, perché non ho l’uso delle mani. A volte scalpito, ma qui mi ripetono: calma, è un percorso molto lungo». La passione per lo sport, poi, è rimasta la stessa di sempre: «Ho iniziato un programma di introduzione allo sport paralimpico, ho provato il tiro a segno con la carabina e mi gasa tantissimo. Mi è venuta l’acquolina in bocca di volerne sperimentare altri. A gennaio verrà inaugurata la piscina nuova, non vedo l’ora. Un giorno proverò anche l’handbike visto che mi vanno le braccia», racconta ancora il 23enne.
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Il ricordo dell’incidente e i sogni per il futuro
Prima di pensare al domani, però, c’è da recuperare da quel brutto incidente dello scorso luglio: «Prima di addormentarmi i pensieri fanno brutti scherzi, ne parlo spesso nei colloqui con la psicologa. Tante volte il pensiero va alla mia famiglia, a come il mio incidente abbia cambiato inevitabilmente anche la loro vita. Ha presente la sensazione di quando si sta male per qualcuno? Io ce l’ho, non lo nascondo». E ancora: «Adesso mi concentro sul vivere giorno per giorno, proprio per non sobbarcarmi di troppe cose. Però non mi sento a corto di sogni, devo solo trovarli».
