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«Sparerei in bocca ai musulmani», Vittorio Feltri condannato per «molestia discriminatoria» dopo le frasi pronunciate alla radio

09 Dicembre 2025 - 19:44 Cecilia Dardana
vittorio feltri querela boccia meloni
vittorio feltri querela boccia meloni
La frase, pronunciata da Feltri a novembre del 2024 durante il programma radiofonico La Zanzara, era in relazione alla vicenda di Ramy Elgaml, morto appena quattro giorni prima

Il Tribunale civile di Torino ha condannato Vittorio Feltri per «molestia discriminatoria» in relazione alle frasi pronunciate il 28 novembre 2024 durante La Zanzara, il programma radiofonico di Radio 24 condotto da Giuseppe Cruciani. Nel corso della puntata, commentando la vicenda di Ramy Elgaml, morto quattro giorni prima dopo un inseguimento con i carabinieri a Milano, episodio che aveva acceso le tensioni nel quartiere Corvetto, Feltri aveva espresso considerazioni violente e denigratorie nei confronti dei musulmani e degli immigrati. «Sparerei in bocca ai musulmani», aveva detto. Il giudice Ludovico Sburlati, della prima sezione civile, ha riconosciuto la natura discriminatoria delle dichiarazioni e ha disposto che Feltri versi 20 mila euro all’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), che aveva promosso l’azione civile insieme agli avvocati Anna Brambilla e Marta Lavanna. Alla causa si erano aggiunte anche Arci, Lunaria, Cambio Passo e La Casa nel Mondo onlus, rappresentate dagli avvocati Carmela Maria Cordaro, Olivia Polimanti e Alberto Guariso.

Le parole alla radio e il nodo del tono satirico

Durante la trasmissione, Feltri, consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Lombardia e direttore editoriale de Il Giornale, aveva associato musulmani e immigrati a comportamenti criminali, spingendosi a definirli «razze inferiori». «Non frequento le periferie, non mi piacciono. Sono caotiche, brutte e soprattutto piene di extracomunitari che non sopporto. Basta guardarli… Poi vedi quello che combinano qui a Milano, eh, come fai ad amarli? Non amo i musulmani… Ma io gli sparerei in bocca», aveva dichiarato. Alla contestazione del conduttore, che gli ricordava come non si potesse attribuire a un’intera comunità le responsabilità di singoli episodi, Feltri aveva ribadito la propria posizione.

La difesa di Feltri

La difesa del giornalista, rappresentata dalle avvocate Valentina Ramella e Carlotta Nannini, ha puntato sul contesto del programma, definito un «format provocatorio, satirico e senza filtri», e sulla successiva pubblicazione di un articolo di rettifica su Il Giornale, il 2 dicembre, in risposta alle proteste di un lettore. Per Feltri, quella rettifica dimostrerebbe l’assenza di un reale intento offensivo o discriminatorio. Il Tribunale ha tuttavia rigettato questa linea argomentativa. Nelle motivazioni si afferma che le frasi pronunciate non erano caratterizzate da ironia né da ambiguità satirica, ma da un contenuto di «dileggio e disprezzo» che, secondo la giurisprudenza della Cassazione, configura un’aggressione ingiustificata all’onore e alla dignità delle persone coinvolte.

La rettifica non basta

Secondo il giudice, l’articolo pubblicato successivamente non ha modificato la sostanza del giudizio espresso da Feltri nei confronti di immigrati e musulmani. Nella rettifica, infatti, il giornalista ribadiva che a suo giudizio si tratterebbe di individui «inferiori» in quanto, a suo dire, non rispettosi delle regole della convivenza civile. Una posizione che per il Tribunale conferma la natura discriminatoria delle dichiarazioni oggetto del procedimento. Oltre al risarcimento a favore dell’Asgi, Feltri è stato condannato anche a versare quasi 3.400 euro per le spese legali sostenute dall’associazione.

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