L’ultima mossa dei genitori di Chiara Poggi, i test sugli oggetti (mai analizzati) che indossava il giorno del delitto: «Conservati come reliquie»

I consulenti della famiglia di Chiara Poggi annunciano nuove indagini sugli accessori che la 26enne indossava il 13 agosto 2007, giorno dell’omicidio nella villetta di via Pascoli a Garlasco. L’anticipazione è arrivata venerdì sera a Quarto Grado su Rete4 dal criminologo Dario Redaelli, poi confermata dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni. «Ho fatto delle indagini sugli oggetti che Chiara indossava il giorno in cui è stata assassinata. Sono stati conservati come se fossero delle reliquie», ha dichiarato su Rete4 Redaelli, aggiungendo che si tratta di «attività d’indagine che useremo nel momento in cui lo riterremo opportuno». La mossa arriva mentre è in corso l’incidente probatorio su Andrea Sempio, indagato dalla Procura di Pavia dopo che il suo DNA sarebbe stato trovato sotto le unghie della vittima.
Orecchini, braccialetti e cavigliera: cosa verrà analizzato
Gli oggetti sotto esame includono due orecchini, uno sul lobo e l’altro perso durante l’omicidio e ritrovato sulla scena del crimine, una catenina al collo con ciondolo a forma di dente di squalo, alcuni braccialetti al polso destro tra cui uno con il nome di Chiara, l’orologio al polso sinistro e una cavigliera. «Stiamo facendo molte cose, tra le quali anche analizzare gli oggetti restituiti nel 2010 ai familiari», ha confermato Tizzoni, ricordando che i giudici del primo processo d’Appello all’epoca negarono l’istanza. Quella richiesta venne infatti respinta nel secondo grado che assolse Alberto Stasi, prima che la Cassazione rinviasse all’Appello-bis che condannò definitivamente Stasi a 16 anni.
I dubbi su come siano stati conservati gli oggetti
Il problema principale riguarda la catena di custodia: gli accessori furono restituiti alla famiglia e quindi non rientrano nell’incidente probatorio attuale, a differenza degli altri reperti accuratamente tracciati. Secondo la relazione tecnica del Ris di Parma del 2007, «i braccialetti e l’orologio sono risultati imbrattati di tracce e non sono stati sottoposti a prelievo». L’ex generale Luciano Garofano, all’epoca comandante dei Ris, aveva giustificato la scelta a Quarto Grado: «Si prende quello che può essere utile all’indagine, non si analizzano cento reperti su una scena ma solo quelli su cui speri di avere un risultato». Le richieste di approfondimenti istruttori avanzate dai legali della parte offesa erano state definite «certamente inammissibili», e per alcuni reperti come il pigiamino estivo è stata disposta la distruzione.
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L’incidente probatorio su Sempio
L’udienza decisiva dell’incidente probatorio è fissata per giovedì 18 dicembre a Pavia, quando verranno discussi in contraddittorio gli esiti delle analisi. Al centro la perizia della genetista Denise Albani, che riconduce alla linea paterna di Sempio il DNA rilevato nel 2007 su due unghie di Chiara Poggi. La difesa di Sempio ha terminato venerdì di analizzare la perizia, mentre le parti hanno tempo fino a martedì 16 per depositare al Gip le relazioni dei loro consulenti. Dalla spazzatura e dai fogli di acetato delle impronte non sono emersi elementi utili, quindi la battaglia legale si concentrerà esclusivamente sulla genetica.
Scontro tra consulenti e la citazione di Vannacci
Le nuove analisi annunciate dai Poggi vengono viste da fonti investigative come una manovra di disturbo, considerando che eventuali risultati sarebbero inutilizzabili per la mancanza di tracciabilità. Come scrive Massimo Pisa su Repubblica, i legali e i consulenti della famiglia si presentano come «ostinati avversari dell’ultima indagine fin dal principio». La consulenza prodotta da Redaelli e dal dattiloscopista Calogero Biondi sull’impronta “33” va contro le conclusioni della Procura, che l’attribuisce a Sempio. Il clima racconta Repubblica è visibilmente teso. Lo confermerebbe per esempio la battuta del sostituto procuratore Stefano Civardi, di fronte alla linea dei legali dei Poggi durante l’incidente probatorio, ha citato Roberto Vannacci dichiarando: «Mi devo confrontare con questo mondo al contrario».
