Sergio Mattarella

Gli studi e la formazione politica

Sergio Mattarella nasce a Palermo il 23 luglio 1941, quarto figlio di Bernardo Mattarella, esponente della Democrazia cristiana (Dc) per la quale fu deputato all’Assemblea costituente e poi ministro per cinque volte tra gli anni ‘50 e ‘60. Il “giovane” Mattarella si laurea in Giurisprudenza nel 1964 alla Sapienza di Roma e intraprende inizialmente la carriera accademica, insegnando diritto parlamentare all’Università di Palermo fino al 1983. Fin da ragazzo è però anche attivo politicamente, nel movimento studentesco dell’Azione Cattolica e poi nella corrente cattolico-sociale della Dc.

L’omicidio mafioso del fratello Piersanti Mattarella

A segnare la vita e la carriera di Sergio Mattarella nel 1980 è l’assassinio del fratello maggiore Piersanti. L’allora presidente della Regione Sicilia fu freddato da un sicario il 6 gennaio 1980 davanti a casa a Palermo mentre si accingeva ad andare in chiesa. Il killer di Piersanti Mattarella non è mai stato identificato, ma il processo ha accertato – anche grazie alle confessioni di alcuni pentiti di mafia – che ad assoldarlo fu Cosa Nostra. Il fratello maggiore del futuro capo dello Stato si era infatti contraddistinto per il rigore politico, applicato anche nella lotta alla criminalità organizzata, oltre che per una storica apertura a sinistra con la formazione della prima giunta regionale sostenuta (dall’esterno) dal Pci. Nell’ottobre 2025, a 45 anni di distanza, è stato arrestato un ex funzionario di polizia, Filippo Piritore, con l’accusa di depistaggio nelle indagini. Negli anni è diventata storica la foto di Letizia Battaglia in cui si vede Sergio Mattarella, all’epoca 38enne, prendere il corpo del fratello ancora vivo dall’auto dove era stato colpito dagli attentatori.

La carriera politica

Mattarella dagli anni ‘80 consolida dunque il suo impegno nella Dc e dal 1983 torna dalla Sicilia a Roma, eletto per la prima volta alla Camera. Ci resterà ininterrottamente fino al 2008, diventando via via uno degli esponenti più noti della corrente di sinistra della Dc. Dopo Tangentopoli, Mattarella proseguirà nello stesso solco politico-culturale aderendo prima al Partito Popolare italiano e poi alla Margherita, parte del progetto dell’Ulivo di Romano Prodi e confluita infine nel Partito democratico. Tra il 1987 e il 2001 Mattarella ricopre più volte la carica di ministro: dei rapporti col Parlamento (87-89) e poi dell’Istruzione (89-90) con la Dc, della Difesa (99-2001) con il governo D’Alema, di cui è anche vicepresidente del Consiglio nel primo anno (98-99), e poi con quello Amato.

Le battaglie e le riforme

Il 27 luglio 1990 Mattarella interrompe provvisoriamente il suo percorso di governo quando scelse di dimettersi insieme ad altri esponenti della sinistra democristiana in segno di protesta contro la fiducia posta dal governo sulla cosiddetta legge Mammì, la nuova normativa sulle frequenze radiotelevisive che avrebbe legittimato il «contropotere» tv di Silvio Berlusconi con la Fininvest. Negli anni successivi il suo nome viene invece legato indissolubilmente a un altra legge, quella sul nuovo sistema elettorale definito dal Parlamento dopo il referendum del 1991 che aveva abrogato le preferenze multiple. Il nuovo sistema elettorale che avrebbe poi retto sino al 2005 prevedeva una quota del 75% di maggioritario ed un 25% di proporzionale per le Camere e, dal nome del deputato che lo elaborò, divenne noto come “Mattarellum”. Sotto il suo mandato di ministro della Difesa, tra il 2000 e il 2001, sarà invece emanata la legge per abolire la leva militare obbligatoria, mentre aumenterà l’impegno dell’Italia in missione di pace sotto l’ombrello Onu.

Dalla corte costituzionale al Quirinale

Nel 2008 Mattarella decide di non ricandidarsi alla Camera, e la sua carriera politica pare volgere così al termine. Anche perché subito dopo l’allora 67enne ex ministro torna a vestire i panni del giurista da uomo delle istituzioni. Nel 2009 viene infatti eletto dal Parlamento come componente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa, di cui diverrà vicepresidente. Poi, nel 2011, è eletto giudice della Corte Costituzionale. A posteriori, l’antipasto dalla sua salita al Colle, quando nel 2015 Matteo Renzi – allora al culmine del suo successo politico – scova il suo nome e il Parlamento lo elegge presidente della Repubblica dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano. Da capo dello Stato Mattarella ha conferito l’incarico a quattro presidenti del Consiglio: Paolo Gentiloni (2016-2018), Giuseppe Conte (2018-2021), Mario Draghi (2021-2022) e Giorgia Meloni (dal 2022). Ha anche nominato una senatrice a vita, Liliana Segre (2018).

Il ruolo di arbitro e le parole chiave della sua presidenza

Nei suoi anni al Quirinale Sergio Mattarella ha impostato il suo ruolo secondo quello di «arbitro» imparziale della contesa politica, in linea con la sua rigorosa formazione giuridica e con il suo carattere schivo. Ciò non gli ha impedito di pronunciare nei suoi discorsi e nei suoi messaggi di fine anno agli italiani parole chiare e nette sui grandi principi cui l’Italia dal suo punto di vista dovrebbe continuamente attenersi: l’integrazione europea, il pacifico rispetto tra le nazioni e la cooperazione internazionale, il sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa, l’integrazione degli immigrati, la sicurezza sul lavoro, salari degni specie per i più giovani. Oltre a trovarsi a rassicurare gli italiani nel periodo forse più drammatico dal dopoguerra, quello della pandemia da Covid-19. Così negli anni Mattarella si è conquistato via via il rispetto e la stima non solo di un’ampia maggioranza degli italiani, ma anche di quasi tutte le forze politiche, comprese quelle che non lo elessero capo dello Stato. Solo nel novembre del 2025 s’è acceso un breve fuoco polemico tra Fratelli d’Italia e il Quirinale, presto spento con un incontro con Giorgia Meloni. Il mandato di Mattarella è ancora lungo, d’altronde. Ma nel gennaio 2029 il prossimo Parlamento dovrà trovargli un successore, e molti tra i protagonisti politici stanno già iniziando a muovere le loro pedine in vista di quell’appuntamento.