Csm, Lotti si difende dalle intercettazioni: «Non mio l’interesse a Consip». Palamara: «Facevo discorso ipotetico»

Lotti si vantava di avere rapporti privilegiati con Mattarella col quale parlava anche di nomine in magistratura. Il Quirinale però l’ha smentito subito

Davanti alla valanga di intercettazioni sullo scandalo Csm e la riunione dell’8 maggio sulle nomine alla procura di Roma, Luca Lotti ha provato a difendersi prendendo le distanze innanzitutto sui passaggi che si riferiscono al caso degli appalti Consip, nel quale è indagato: «Anche oggi i principali quotidiani pubblicano intercettazioni senza che nessuno si chieda se sia lecito oppure no – ha detto in una nota – Alcuni giornali poi, utilizzando una frase di Palamara, non mia, provano a raccontare un mio interessamento sulla vicenda Consip: come si capisce bene leggendo, niente di tutto questo è vero. Ancora una volta la verità viene presentata in altro modo e si conferma quanto ho già detto due giorni fa».


A proposito poi delle frasi che fanno riferimento al consigliere giuridico del Quirinale, Lotti nega di aver mai discusso con il consigliere giuridico del Quirinale, Stefano Erbani, di nomine nella magistratura. E per quelle invece relative al vicepresidente del Csm, Ermini, l’ex ministro smentisce su tutta la linea: «Su questo come su altro in tanti saranno chiamati a rispondere nelle sedi opportune. Infine appaiono totalmente fuorvianti alcune frasi e ricostruzioni legate al Presidente della Repubblica».


«Come è oggettivamente evidente dalle stesse intercettazioni – conclude Lotti – io non ho commesso alcun reato, pressione o forzatura. Per il resto ieri (venerdì 14 giugno, ndr) mi sono autosospeso dal Pd in attesa che la situazione si chiarisca. Non c’è altro da aggiungere, se non che una verità sarà sempre più forte di mille bugie».

La reazione di Palamara

Alle ultime intercettazioni diffuse sui vari quotidiani ha risposto anche l’ex presidente dell’Anm, Palamara: «Ormai mi viene attribuito di tutto. Apprendo dalla lettura dei giornali che, addirittura, avrei ordito un piano per chiudere il caso Consip».

Palamara respinge ogni sospetto ad esempio sull’intenzione di chiudere l’indagine sugli appalti che vede coinvolto Lotti: «Troppo facile constatare che, al momento della conversazione, il caso Consip era già stato definito con richiesta di rinvio a giudizio e fissazione di udienza preliminare. Nulla quindi avrei potuto fare con qualunque procuratore fosse stato nominato, anche si fosse trattato di persona a me vicina. Il mio discorso era chiaramente ipotetico e riferito al passato tanto è vero che riguarda il commento di fatti e vicende già ampiamente valutati dalla Procura di Roma».

Le nuove intercettazioni

Dai nuovi stralci delle intercettazioni sullo scandalo Csm, riportati da alcuni giornali come Repubblica e Corriere della Sera, dalla riunione notturna tra Palamara e Lotti, che si è autosospeso dal Pd, assieme ad altri magistrati membri del Csm e il deputato Pd Cosimo Ferri, emerge chiaro quale fosse il patto tra parte politica e quella togata, in un reciproco scambio di favori che accontentava tutti, per esempio sul caso degli appalti Consip.

Da una parte Palamara, che si sarebbe potuto piazzare sulla poltrona di procuratore aggiunto a Roma, con la benedizione dell’ex ministro Pd. A Lotti invece, Palamara illustrava come avrebbe potuto chiudere il fascicolo su Consip, nel quale è indagato lo stesso Lotti.

I rapporti con il Colle

La notte in cui si sono ritrovati in hotel a decidere le sorti di diverse procure, a partire da quella di Roma e via a seguire a Firenze, Torino, Brescia e Salerno, c’erano Palamara, Ferri, Lotti e i consiglieri Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Luigi Spina, tutti ormai autosospesi dal Csm.

Lotti rassicura i suoi interlocutori su quanto siano solidi i suoi rapporti con Sergio Mattarella, col quale si aggiorna personalmente, a differenza di quanto farebbe il vicepresidente del Csm, David Ermini che «si ferma alla porta dei bagni», si vanta Lotti. «Sono andato da Mattarella – dice l’ex ministro – e ho detto: “Presidente, la situazione è questa” e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto…».

Dal Colle arriva ancora una volta, però, la smentita sulle parole di Lotti, che non avrebbe mai parlato con Mattarella dopo il 6 agosto 2018: «Quando si accomiatò da ministro – dicono fonti del Quirinale, riportate da la Repubblica – e affrontò questioni politiche legate all’insediamento del governo Conte. Il Presidente – ribadiscono dal Colle – non ha mai parlato con chicchessia di nomine negli uffici giudiziari».

Sergio Mattarella
Ansa | Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Ermini: «Per loro ero un ostacolo»

Per il vicepresidente del Csm Ermini le intercettazioni tra Palamara, Lotti e Ferri, con i «toni e le espressioni che costoro usano nei miei confronti sono la prova – ha dichiarato in una nota – che mi consideravano un ostacolo per il raggiungimento dei loro piani»

I commensali di Palamara e Lotti rinfacciavano a Ermini l’eccessiva autonomia nel prendere le decisioni, troppa rispetto alla riconoscenza che invece si aspettavano, alla luce della sua nomina frutto del patto tra Pd e la corrente Unicost, quella a cui appartiene anche Palamara. «Accostare la mia persona a queste trame è un fatto di una gravità inaudita – ha aggiunto Ermini – Provvederò pertanto a tutelare la mia onorabilità nelle opportune sedi giudiziarie, sia civili che penali».

«Dal giorno della mia elezione – ha poi detto il vicepresidente del Csm – il mio unico e costante punto di riferimento è sempre stato il Presidente della Repubblica». Ermini ha quindi chiarito di non aver mai partecipato a riunioni nelle quali si discuteva di nomine nella magistratura. Così come in effetti si lamentavano gli intercettati della vicenda.

La “soluzione” al caso Consip

Sfoderata la carta dell’amicizia con il Quirinale, ogni parola di Lotti ha guadagnato forza quella sera, facendone quindi l’uomo con le amicizie che contano, quelle che possono abbattere ogni ostacolo alle ambizioni dei presenti.

Ambizioni anche condivise, come quella tra Palamara e Lotti di mettere una pietra sopra alle indagini sul caso degli appalti Consip. Un’inchiesta che avrebbe per certi aspetti danneggiato anche l’ex presidente dell’Anm, come spiega lui stesso sfogandosi con Lotti: «Vedi Luca, io come ti ho già detto una volta, mi acquieterò solo quando Pignatone mi chiamerà e mi dirà cosa è successo con Consip. Perché lui si è voluto sedere a tavola con te, ha voluto parlare con Matteo – ragionevolmente Renzi – ha creato l’affidamento e poi mi lascia con il cerino in mano. Io mi brucio e loro si divertono».

Palamara si sente tradito dai vertici della procura di Roma, da Pignatone fino all’aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Mario Palazzi. Anzi vede nell’inchiesta che lo vede indagato a Perugia un modo per costringerlo a stare zitto: «Non te pensa’ – si sfoga con Lotti in disparte – io, come dice Matteo, sono stato il più titolato e giovane presidente dell’Anm e quindi a me non me puoi prende per culo. Punto».

«A me devi dire la verità. Io ho fatto come dici tu (riferendosi a Pignatone, che lo avrebbe tradito, ndr): me so’ spaccato i coglioni alle cene a casa della Balducci (consigliera del Csm nella passata consiliatura). Quante sere? E vai là a mangia’… e vai là e stai seduto… Come dici tu: du palle, no? Me so’ rotto i coglioni». E Lotti gli dà ragione: «E gli hai sempre protetto il culo…». «E alla fine – rincara Palamara – Che fai? Mi tieni sotto ricatto?».

Il piano

La strategia la indica Lotti quando suggerisce ai consiglieri del Csm di puntare su Marcello Viola per la guida della procura di Roma, silurando la candidatura di Giuseppe Creazzo, procuratore a Firenze, dove è nata l’indagine anche sui genitori di Matteo Renzi. Accanto a Viola, il piano prevedeva che ci sarebbe stato Palamara come uno dei nuovi procuratori aggiunti.

In quel modo, con l’inchiesta Consip ancora in corso, sarebbe semplice spegnere ogni velleità di indagare ancora l’amico ex ministro: «Supponiamo che c’è Viola e c’è Palamara – illustra l’ex presidente dell’Anm – Io che cosa dico… Crediamo a Scafarto (l’uomo del Noe dei carabinieri che ha indagato l’inchiesta Consip a Napoli, con alcuni falsi, ndr) o non gli crediamo? Basta. Se io vado a fare l’aggiunto, questo gli dico al mio procuratore Viola che si consulta con me. Dico: “Gli vogliamo credere? Allora rompiamogli il culo (si sottintende a Lotti, ndr). Non gli vogliamo credere? Si chiude. Fine. Basta».

Ansa | L’ex presidente dell’Anm, Luca Palmara

L’esposto a Perugia su Palamara

Palamara ha tutte le intenzioni di rivalersi su chi dalla procura di Roma ha inviato a quella di Perugia gli atti sui suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti, da cui è partita l’inchiesta per corruzione a suo carico. «Tu giustamente dici, a te t’anno ammazzato sulla vicenda Consip… – si sfoga in privato Palamara a Lotti, come riporta il Corriere – a me sai benissimo quello che ho sofferto con questa cosa… Nel mio m’hanno ammazzato… terribile… non so come ho fatto a rimane’ in piedi».

«Quindi la fortuna ha voluto… – aggiunge il magistrato – che uscisse fuori Stefano (il pm Fava, ndr) nel momento giusto, ok… co’ tutto che noi siamo amici, e la sua pazzia… perché lui è un matto… però è un matto che ti dice… cioè tu puoi ave’ fatto na… ma questi stanno a fa’ peggio… allora a sto punto io li ammazzo». L’esposto a Perugia preoccupa Lotti, che dice di condividere quello stato d’animo anche con Ermini e Mattarella: «Sia il Quirinale sia David lo vogliono affossare»

La protesta di Ferri

L’ex magistrato, oggi deputato del Pd Cosimo Ferri, intervistato dal Fatto quotidiano ha contestato la diffusione delle intercettazioni, apparse sui vari quotidiani mentre l’inchiesta di Perugia è ancora in corso.

Secondo l’ex capo della corrente Magistratura Indipendente, gli inquirenti non avrebbero neanche potuto intercettarlo, come stabilito da una sentenza della Cassazione sulle prerogative di deputati e senatori: «Ci vuole la necessaria preventiva autorizzazione all’intercettazione tutte le volte in cui il parlamentare sia individuato in anticipo quale destinatario dell’attività di captazione».

Il giorno in cui Palamara ha saputo dal consigliere Spina della comunicazione del Csm sulle indagini a suo carico, il 16 maggio, è stato intercettato mentre era in macchina con il collega Fava, come riporta il Corriere della Sera. Palamara sbotta con il pm, autore dell’esposto alla procura di Perugia contro Ielo e Pignatone.

«È scientifico… È preordinato per segarmi le gambe, no? Intanto – aggiunge Palamara – però mo’ la prima cosa da fare è dargli la botta in faccia su Viola… Perché almeno Viola… lascia perdere che poi faccio l’aggiunto io… mi danneggia… ci consente di mettere le mani su tutto… e già quello mi basta a me…». Fava risponde: «Quello è fondamentale… a me è tutto… tranquillo, diciamo».

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