Anche Di Battista contro Carola e la Sea Watch: «Ha preso 300mila euro, le conveniva stare in porto»

Secondo l’ex parlamentare M5s, il caso Sea Watch è convenuto a tutti, politici di destra e sinistra, ma anche alla stessa ong

Alessandro Di Battista torna a farsi sentire con un post lunghissimo in cui analizza il caso Sea Watch, anzi, il The Sea Watch show. Un’arma di distrazione di massa che secondo l’ex esponente M5s ha fatto comodo a tutti: «Ai “giornaloni” foraggiati per anni dai Benetton», che dedicheranno intere pagine «alla raccolta firme per la temeraria Capitana per evitare che a qualcuno venisse in mente di raccogliere firme per far tornare la gestione delle autostrade allo Stato»; ai politici di destra e di sinistra, «che hanno trovato finalmente la parte giusta. D’altro canto se avessero recitato in film sul lavoro, sui diritti sociali, sulla questione morale, sulle grandi opere inutili, sugli sprechi della politica, sulla politica estera, sul TAV, sui Benetton, sulle intercettazioni beh avrebbero lottato tutti quanti per avere la stessa parte: quella degli schiavi del sistema».


“The Sea Watch Show” si è da poco concluso ma statene certi, usciranno presto nuove stagioni. In fondo è stato un…


Posted by Alessandro Di Battista on Tuesday, July 2, 2019

Di Battista ne ha per tutti: per i «sovranisti de noantri”, «che chiedono il pugno duro in materia di immigrazione. “Affondate quella barca” dicono in diretta FB e noi ci dimentichiamo troppo in fretta quando in Parlamento le loro dita affondavano sul Sì alle guerre come ordinato dagli americani e dai francesi”; per il Pd – «professionisti della commozione a comando – che grazie al caso Sea Watch sarebbero riusciti a oscurare il loro coinvolgimento (in realtà inesistente) nella vicenda dei presunti affidi pilotati dei bambini di Reggio Emilia, dove un sindaco dem di un paese di provincia è indagato per reati che nulla hanno a che vedere con i presunti abusi sui minori.

Alla fine del post l’ex parlamentare M5s se la prende anche con la ong Sea Watch e la capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete. L’ong – dice Dibba – era lì (in porto, ndr) perché le conveniva stare lì: «Se le centinaia di migliaia di euro che stanno arrivando oggi alla Sea Watch o per pagare le spese legali di una donna che, piaccia o non piaccia, ha violato leggi dello Stato mettendo in pericolo la vita di uomini di Stato, fossero utilizzate per costruire un ospedale, una scuola in Africa statene certi, l’Africa ne gioverebbe».

Insomma, il caso Sea Watch è convenuto a tutti, fuorché ai migranti. Per ora il The Sea Watch Show si è concluso, «ma statene certi, usciranno presto nuove stagioni. In fondo è stato un successo per tanti e va replicato. A quanto pare stanno già girando il primo spin-off. Si chiamerà Carola l’eroina».

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