Carabiniere ucciso, Brugiatelli: «Non ho mai detto che gli aggressori erano magrebini»

L’uomo a cui era stato sottratto il borsello dai due giovani americani n una nota diffusa dal suo legale Andrea Volpini

Sergio Brugiatelli, l’uomo a cui Lee e Natale, i ragazzi indagati per l’omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega, rubarono lo zaino, e che chiamò due volte i carabinieri per denunciare il furto, chiarisce la sua posizione.


Nei giorni scorsi, si è parlato di lui come di un intermediario della droga e confidente delle forze dell’ordine. Brugiatelli nega: «Non mi addentro nei fatti della notte tra il 25 e il 26 luglio, ma desidero chiarire che non sono un intermediario di pusher né, tantomeno, un informatore delle forze dell’ordine».


«In questi giorni e notti passate pensando alla tragedia che ha distrutto la famiglia del carabiniere che mi ha salvato la vita – spiega Brugiatelli in una nota diffusa dal suo legale Andrea Volpini – ho letto e sentito dai media sulla vicenda curiose e false ricostruzioni che proseguono anche dopo la conferenza stampa degli inquirenti».

«Se dopo il furto subìto ho chiamato il 112, senza aspettare l’indomani per sporgere denuncia – spiega l’uomo – come mi era stato in un primo momento consigliato dai carabinieri, è stato perché ho avuto paura. Quando ho chiamato il mio numero di cellulare, chi ha risposto non ha solo preteso denaro e droga per riconsegnare le mie cose. Mi hanno minacciato, dicendo che sapevano dove abitavo e sarebbero venuti a cercarmi».

In merito alle ipotesi rispetto al contenuto dello zaino sottrattogli su cui qualcuno aveva insinuato potessero esserci, nella rubrica del telefono cellulare, dati sensibili, in conseguenza del suo presunto ruolo di informatore, Brugiatelli chiarisce: «Nel borsello rubato, oltre al documento d’identità, c’erano anche le chiavi della casa dove vivo con mio padre, che è molto malato, mia sorella e mio nipote. Ho avuto paura – continua Brugiatelli – che potessero far del male a me e soprattutto a loro, e per questo ho chiesto aiuto al 112».

E conclude: «Le stesse minacce che avevano rivolto a me, sono state ripetute poco dopo, quando, con il telefono in viva voce, ho richiamato di fronte ai carabinieri il mio numero di cellulare. Il resto è storia nota – alla quale non voglio aggiungere altro, a parte tutto il mio dolore e rispetto, per la vita di un giovane eroe finita troppo presto».

La fake news dei “nord africani”

A quasi una settimana dall’omicidio non è ancora chiaro come si sia diffusa la bufala degli aggressori nordafricani. Secondo diverse ricostruzioni, fu proprio lui, Brugiatelli, a parlarne. Alcuni giornali hanno riportato un suo virgolettato, nel quale ammetteva di aver depistato le indagini per il timore di ritorsioni da parte dei due veri aggressori. Ma nelle carte che Open ha potuto visionare l’uomo non parla mai di nordafricani.

Oggi il diretto interessato nega attraverso il suo avvocato: «L’unica cosa che ha detto in quel momento, in cui peraltro era sotto choc per quanto accaduto, è che si trattava di persone con accento straniero». Brugiatelli, ha spiegato l’avvocato, «ha intenzione di costituirsi parte civile, come persona offesa, per il furto subito e la tentata estorsione».

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