Raccolti oltre 10mila euro per sostenere gli studi dei bambini sgomberati a Primavalle

«Anche questa è una forma di accoglienza, tanto più necessaria di fronte alla violenza di questo governo contro i poveri, italiani, rom e migranti», scrivono dall’associazione Famiglie Accoglienti

«La foto del bambino vittima di uno sgombero di polizia a Roma, che se ne va con una pila di libri in mano, è lo specchio dell’Italia di oggi, che odia la cultura, se la prende coi più deboli e ha distrutto ogni speranza di miglioramento sociale».


Con queste parole l’Associazione Famiglie Accoglienti di Bologna ha motivato la raccolta fondi organizzata per pagare gli studi a Rayane, il bambino di 11 anni che è stato fotografato con i suoi libri in mano durante lo sgombero di Primavalle.


Le donazioni e i fondi raccolti

In soli 10 giorni, gli attivisti sono riusciti a raccogliere sulla piattaforma gofundme.com più di 10mila euro, che hanno deciso di destinare a tutti i bambini che hanno dovuto abbandonare la loro abitazione nell’ex scuola in via Cardinal Capranica, nella periferia ovest di Roma.

«Abbiamo moltissime donazioni da 5-10-20 euro, un segnale politico molto forte dalla società civile che non si rassegna alle politiche antimigranti», dice Fabrizio Tonello, uno degli organizzatori dell’iniziativa.

Al momento le donazioni sono state 243. «Senza contributo all’educazione ci sbattiamo contro la sindrome del “problema alla soluzione”. Ecco come invertire la rotta: DONATE!», scrive Pascal, uno dei donatori, in un commento sotto la raccolta. «Perché studiare è una delle premesse per molte altre libertà”, scrive Paola. «Pour un avenir meilleur», commenta Ahmed.

«Anche questa è una forma di accoglienza, tanto più necessaria di fronte alla violenza di questo governo contro i poveri, italiani, rom e migranti», scrivono dall’associazione, sottolineando che «Famiglie Accoglienti userà i fondi raccolti esclusivamente per aiutare negli studi tutti bambini sgomberati a Primavalle e oggi dispersi in varie sistemazioni di fortuna a decine di chilometri da quella che era stata per vent’anni la loro casa».

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