Il comitato olimpico Usa vuole sanzionare due atleti per i gesti di protesta contro Trump

Entrambi gli atleti, con gesti diversi, hanno protestato contro il razzismo e contro l’uso delle armi negli States

A poche settimane dal rifiuto della nazionale femminile di calcio di presenziare alla Casa Bianca dopo aver vinto l’oro ai Mondiali 2019, alcuni atleti dello sport americano si schierano apertamente contro il presidente Donald Trump. E per questo rischiano una punizione dal comitato olimpico statunitense.


La protesta di Gwen Berry

Durante i Giochi Panamericani a Lima, in Perù, la medaglia d’oro nel lancio del peso Gwen Berry, durante l’inno, ha alzato il pugno in segno di protesta per i diritti civili dei neri, come Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico.


Giochi di Messico 1968: gli atleti afroamericani Tommie Smith (C) e John Carlos (D), sul podio con il pugno alzato e guantato di nero in segno di protesta, al momento dell’inno americano

L’atleta afroamericana ha successivamente ribadito ai microfoni di Usa Today l’amore e l’orgoglio nel rappresentare gli Stati Uniti nelle competizioni internazionali. «Ma il Paese che stiamo rappresentando – ha aggiunto la Berry – è caratterizzato da ingiustizie estreme».

La protesta di Race Imboden

Il giorno seguente, lo schermidore statunitense Race Imboden si è inginocchiato mentre si trovava sul gradino più alto del podio, mentre risuonavano le note dell’inno The Star-Spangled Banner.

Un gesto che ricorda la protesta del giocatore di football americano Colin Kaepernick che, inginocchiandosi durante l’inno americano, reclamava maggiore rispetto per gli afroamericani e denunciava l’abuso di potere delle forze di polizia statunitensi.

Eli Harold (S), Colin Kaepernick (C), Eric Reid (D) inginocchiati in segno di protesta durante l’inno nazionale statunitense prima dell’incontro tra i San Francisco 49ers e i Dallas Cowboys a Santa Clara, in California, USA, il 02 Ottobre 2016. EPA/JOHN G MABANGLO

Il messaggio di Race Imboden

Imboden, dopo la vittoria, è intervenuto su Twitter per spiegare il suo gesto. «Sono onorato di rappresentare gli Usa ai Giochi Panamericani – ha scritto lo schermidore su Twitter -. Il mio orgoglio, però, è stato minato dai limiti del Paese che ho così a cuore. Razzismo, mancanza di leggi che limitino la vendita e l’uso delle armi, maltrattamenti dei migranti: è un segnale contro il nostro presidente (Trump, ndr) che diffonde odio».

«Ho deciso di sacrificare il mio momento di gioia sul podio per dare attenzione a problemi che reputo necessitino maggiore attenzione sociale. Invito tutti gli atleti a usare il podio per acquisire consapevolezza e per diffondere il cambiamento», ha chiosato Imboden.

Il comitato olimpico Usa pensa a sanzioni contro i due atleti

I due atleti, a causa delle loro proteste, rischiano ora delle sanzioni da parte del comitato olimpico e paralimpico degli Stati Uniti. Secondo Mark Jones,  portavoce del comitato dell’USOPC: «Ogni atleta che ha partecipato ai Giochi Panamericani del 2019 si è impegnato a rispettare i requisiti di idoneità, inclusa l’astensione da manifestazioni di natura politica». 

Jones ha puntualizzato che il comitato rispetta i diritti degli atleti di esprimere i propri punti di vista, «ma siamo delusi dal fatto che abbiano scelto di non onorare il loro impegno». 

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